REGGIO CALABRIA È durato oltre due ore e mezza l’interrogatorio di garanzia del comandante della polizia municipale di Bagnara, Giuseppe Bellantone, finito in carcere con l`accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, tentato peculato e falso. Assistito dall’avvocato Lorenzo Gatto, l’uomo ha deciso di rispondere alle domande del gip Barbara Bennato, presentando anche atti e documenti che – ha sostenuto con forze – provano la sua totale estraneità alle accuse contestate. A farlo finire nei guai, un rimborso di 17mila euro che – stando alle indagini coordinate dal pm Sirleo – il comandante avrebbe riconosciuto ad una onlus per il servizio di assistenza al traffico, in assenza di qualsivoglia tipo di spesa o di documento che la certificasse. E proprio su questo punto si è concentrata la difesa di Bellantone, che di fronte al gip ha spiegato come non fosse compito suo accertare che quelle spese fossero state effettivamente sostenute, ma solo che la onlus svolgesse il compito assegnatole.
È stato il Comune a deliberare quel rimborso, si è difeso il comandante, rivendicando un ruolo meramente operativo, che non gli avrebbe consentito di avere alcuna voce in capitolo sull’entità dei finanziamenti a favore della onlus. Al contrario, in seguito ad una segnalazione Bellantone sarebbe addirittura andato a chiedere lumi in Comune e proprio dall’Economato avrebbe ricevuto disco verde e rassicurazioni sulla regolarità della procedura. Tutte affermazioni che sembrano lasciare intendere che in caso di illeciti, è necessario cercare i responsabili a livelli ben più alti rispetto al Comando della polizia municipale.
Ma le indagini che hanno portato gli inquirenti sulle tracce di Bellantone – secondo la ricostruzione della Procura, ritenuta valida dal gip che ha emesso l’ordinanza – hanno permesso di accertare anche altri illeciti. Per il pm, il comandante dei vigili di Bagnara, in cambio di un omesso controllo su illecite occupazioni di suolo pubblico, avrebbe infatti ricevuto due veicoli. Un’accusa che Bellantone ha respinto al mittente, non solo presentando le fatture relative all’acquisto delle due vetture, ma sostenendo di non aver alcun ruolo decisionale in materia di suolo pubblico, perché tenuto ad un parere obbligatorio ma non vincolante. Inoltre, il terreno su cui sorge l’immobile contestato – l’autorimessa dei fratelli Furci – non sarebbe di pertinenza comunale, ma delle Ferrovie dello Stato, dunque fuori dal proprio raggio di azione. Tutte affermazioni che adesso starà al gip valutare.
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