«La proposta di legge n. 449/9 contenente “Interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione”, all`ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale della Calabria, rappresenta uno sforzo apprezzabile ma inadeguato per la genericità degli interventi e degli indirizzi e per l`esiguità delle risorse in essa indicate (solo 5 milioni e 500mila euro!)». E` quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione.
«Tale proposta rischia, pertanto – prosegue la nota – di diventare solo un`azione di facciata che non affronta le questioni e non offre risposte efficaci alla miriade di problemi che, invece, richiedono coordinamento, concertazione e ottimizzazione di tutti gli interventi in campo. Se si vuole avviare, pur con risorse molto ridotte, un`azione politico-amministrativa in grado di creare i presupposti per interventi di contrasto alla povertà in grado di ottenere risultati importanti, occorre stabilire innanzitutto che le risorse trasferite ai comuni siano aggiuntive e non sostitutive rispetto a quelle già impegnate, avviando una sperimentazione che preveda i criteri di accesso (per esempio, i parametri di popolazione) e le priorità di intervento finalizzati a dar vita a servizi di supporto non solo economico a quanti ne beneficeranno».
«In questa direzione – secondo il consigliere regionale del Pd – potrebbe essere utilizzato il decreto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del gennaio 2013 che prevede interventi e finanziamenti a 12 città italiane con più di 250mila abitanti e che va nella direzione di coniugare il sostegno economico con programmi di presa in carico delle famiglie per il loro inserimento lavorativo e per la loro inclusione sociale e che indica, all`interno del fenomeno della povertà assoluta, le famiglie con minori come priorità di intervento. A tal proposito si potrebbero utilizzare i criteri e gli standard di selezione all`accesso dei benefici, utilizzando quanto previsto dall`art. 4 del succitato decreto ministeriale».
«Le specificità che riguardano la Regione Calabria e che emergono dalla realtà e dalle analisi sulle condizioni e i fabbisogni delle famiglie calabresi – prosegue Guccione – possono assumere o modificare le priorità e i criteri di accesso previsti in questo decreto. La necessità di selezionare i beneficiari può avvenire limitando i territori di intervento, la struttura familiare da privilegiare (famiglie monoparentali con figli o con disabili) e l`entità di intervento economico che può essere fissa o variabile. Rimane, comunque, indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto alla povertà, una forte azione di coordinamento e di integrazione di tutti gli interventi e di tutte le risorse attivate o in procinto di esserlo. Mi riferisco, in particolare, ai Pac (Piani di Azione e Coesione) che stanziano una prima tranche di 130 milioni di euro sui 330 milioni di euro previsti per interventi a favore degli anziani e dell`infanzia nelle regioni Calabria, Sicilia, Puglia e Campania (Fondi Barca)».
«Occorre predisporre, quindi – aggiunge il consigliere regionale dei democrat – un`azione forte di coordinamento che permetta l`effettivo reinserimento sociale, lavorativo e scolastico dei soggetti interessati, attraverso l`integrazione di questi interventi con la sanità, il mercato del lavoro e la formazione, se vogliamo realmente che le azioni producano risultati efficaci e duraturi.
Si rende, pertanto, necessario introdurre una serie di modifiche alla proposta di legge regionale 449/9 che scongiurino il rischio di un approccio tradizionale e, quindi, solo assistenziale contro la povertà che, anche in un recente passato, non ha prodotto alcuna ricaduta positiva nella vita dei soggetti beneficiati da tali interventi».
«Anche come Regione Calabria -ha concluso Guccione- dobbiamo essere all`altezza del cambiamento culturale che lo Stato italiano, con il Decreto Guerra, è riuscito a produrre, attivando interventi coordinati, che vadano tutti nella direzione della effettiva presa in carico delle famiglie più bisognose, attraverso percorsi di reinserimento sociale e lavorativo e non utilizzando strumenti inadeguati, parziali e meramente assistenziali».
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