La ‘ndrangheta al Nord ha messo radici da tempo. È una realtà consolidata anche se, fino a qualche anno fa, sottovalutata. Risuonano attuali le parole del calabrese Elio Veltri che, già nel 2006, dai banchi del consiglio comunale di Pavia denunciò le infiltrazioni delle ‘ndrine in città e nella regione. In realtà Veltri, ancor prima di Saviano, svelava quello che si stava consumando sotto gli occhi distratti di chi invece avrebbe dovuto tenerli aperti. A nulla valsero i documenti che citò nel suo intervento, carte che provenivano direttamente dalla commissione parlamentare Antimafia. La storia della “conquista” del Nord da parte dei clan è narrata anche nel libro che il medico calabrese scrisse con il magistrato Antonio Laudati dal titolo “Mafia pulita”. Un’opera che aveva lo scopo di ricondurre alla realtà l’idea della criminalità. Una fotografia più che attuale se si considera che la ‘ndrangheta è sempre più infiltrata nei gangli dell’economia del Settentrione. Siede accanto alla politica e si insinua negli appalti. Ma soprattutto ha esteso i propri tentacoli in nuovi settori. Prima tra tutti quello dei rifiuti, come ha ampiamente dimostrato la recente operazione “Rifiuti spa 2”, che ha svelato gli interessi della cosca Alampi sulla monnezza e sugli appalti in Veneto e in Francia. E proprio il presunto boss imprenditore Matteo Alampi è stato beccato a Nizza. Perché – come affermano gli inquirenti – è in Costa Azzurra che i clan stanno mettendo radici. Alampi, infatti, non è l’unico esponente della ‘ndrangheta reggina che abbia cercato riparo e ristoro Oltralpe. Quella striscia di terra che va da Cap d’Antibes al Principato di Monaco, resa famosa anche da vacanze dei vip, amori di regnanti e cronache mondane, in realtà potrebbe nascondere una storia diversa, meno glamour e molto più inquietante. Un aspetto che per lo storico Enzo Ciconte non è una novità: «In Costa Azzurra la ‘ndrangheta ha sempre coltivato la sua filiera criminale. È il suo territorio di riferimento nel quale può godere di una rete molto forte. Un latitante prima si sentiva protetto a casa sua, in Calabria, ora si sente sicuro anche in quei posti che sono diventati Calabria». (0050)
(Il servizio integrale sulla storia di copertina, a firma di Mirella Molinaro, Alessia Candito e Michele Giacomantonio, è pubblicato sul numero 162 del Corriere della Calabria, in edicola fino al 7 agosto)
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