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I bluff di de Magistris

Riceviamo e pubblichiamo   L’ex pm De Magistris continua a esternare, a difendersi da una decisione giurisdizionale con i toni mai dismessi dell’accusatore per vocazione. A prescindere dalla v…

Pubblicato il: 01/10/2014 – 15:37
I bluff di de Magistris

Riceviamo e pubblichiamo

 

L’ex pm De Magistris continua a esternare, a difendersi da una decisione giurisdizionale con i toni mai dismessi dell’accusatore per vocazione. A prescindere dalla verità, si difende accusando ed evocando mai illuminati scenari animati da oscuri e potenti congiurati, tutti mossi dalla comune pervicace volontà di annientare Lui, immagine del Bene assoluto, incrollabile e granitico diaframma tra onestà e malaffare. Lo fa dalle comode poltrone dei talk show serali o dalle colonne della carta stampata. Ovviamente senza contraddittori perfettamente in grado di ribattergli colpo su colpo, magari con l’esibizione di qualche documento giudiziario che contenga la smentita alle sue imprudenti esternazioni.
In 9 anni non è cambiato nulla, non ha affinato i modi, non ha accomodato i contenuti. In un certo senso la sua pervicacia, l’ostinazione e l’ostentata sicurezza sarebbero da ammirare: ho il sospetto che, a furia di ripetere sempre la stessa solfa, si sia egli stesso convinto che la “sua storia” sia reale. De Magistris continua a bluffare senza rendersi conto che dopo centinaia di bluff qualcuno è andato a vedere il suo punto! Lo hanno fatto i magistrati del Tribunale di Roma. E anche dinanzi a costoro ha continuato a bluffare attribuendo la responsabilità delle sue illecite acquisizioni al poliziotto Genchi, suo fido scudiero ed esecutore dei suoi desiderata. La considerazione che ho per Genchi è notoria ed ho avuto modo, deponendo a Roma, di trasferirne il senso al diretto interessato. Ma in questo caso di stratta di una vigliaccata.
La storia che racconta è sempre la solita tesa a fornire di sé l’immagine del magistrato-figlio di magistrato-nipote di magistrato al quale hanno rubato il sogno della vita: quello di fare per sempre il magistrato.
Mi chiedo, allora, perché, questo garante del rigore della legge contro malfattori e corrotti, subito dopo un infortunio disciplinare, anziché accettare il trasferimento ad altra sede e ad altro incarico, abbia deciso – improvvisamente? – di affrontare l’agone politico non senza una preventiva campagna di divulgazione mediatica condotta con l’aiuto dei suoi amici? Mistero.
Ieri sera ospite di Floris ha reso, per verità, dichiarazioni evidentemente contraddittorie. A parte la solita solfa della “talpa”, della fuga di notizie e quant’altro, egli ha riassunto la veste della vittima di una feroce ingiustizia addossando tutta la responsabilità al coimputato e asserendo convintamente che, una volta appreso che si trattava di utenze “garantite”, aveva avviato la procedura per l’autorizzazione del Parlamento.
Bene, due osservazioni di semplicissima portata logica. Ma allora, sapeva o non sapeva? Per attivare le richieste di autorizzazione doveva sapere certamente. E perché anche quando ha saputo ha continuato a utilizzare i tabulati inserendoli in tutti i fascicoli possibili rendendone noti i contenuti (di sicuro non sarà stato lui a favorire la fuga di notizie sui contenuti!) Ancora: ma se aveva predisposto gli atti a sostegno della richiesta di autorizzazione delle Camere di questi documenti evocati doveva o no rimanere traccia nel fascicolo ereditato dal dottor Borrelli, suo successore nell’inchiesta che condusse all’archiviazione delle ipotesi di reato nei confronti miei e di altri? Io gli atti li conosco molto bene. Non c’è nulla di nulla. Se c’è qualcosa la tiri fuori lui e dica perché non ha trattenuto per sé quegli atti.
Ed allora è falso che avesse intrapreso il procedimento volto all’autorizzazione. È vero forse che lo aveva pensato in uno di quei frequenti momenti in cui per lui sogno e realtà coincidono fino a sovrapporsi. La storia continua.

 

*Ex parlamentare e avvocato

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