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De Gaetano: i consensi sono il frutto del mio lavoro

Nino De Gaetano si ritrova, suo malgrado, al centro della cronaca giudiziario-politica per le annotazioni che lo riguardano contenute nell’ordinanza che ha spedito in carcere un cospicuo gruppo di …

Pubblicato il: 12/12/2014 – 17:46
De Gaetano: i consensi sono il frutto del mio lavoro

Nino De Gaetano si ritrova, suo malgrado, al centro della cronaca giudiziario-politica per le annotazioni che lo riguardano contenute nell’ordinanza che ha spedito in carcere un cospicuo gruppo di presunti affiliati alla cosca Tegano. Nel merito avevamo posto una serie di interrogativi, invitando il diretto interessato ad affrontare il nodo politico che la vicenda comunque poneva. Un invito che De Gaetano ha raccolto fornendo una serie di fatti certamente meritevoli di riflessione. Li troverete di seguito.

 

pa. po.

 

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Gentile direttore,

Ho deciso di accogliere il suo suggerimento e di rispondere agli interrogativi sollevati nel suo articolo pubblicato lo scorso 11 dicembre sul “Corriere della Calabria” in relazione alla recente operazione condotta dalla Dda reggina.
Posso garantire che non esiste nessuna questione giudiziaria e meno che mai una questione politica. Non esiste una questione giudiziaria non solo perché il mio nome non compare tra gli indagati, da politico ed ex consigliere sono ben consapevole che chi riveste un ruolo di rilevanza pubblica, non può semplicemente limitarsi a invocare la presunzione di non colpevolezza, ma deve chiarire la propria estraneità a fenomeni di inquinamento mafioso, al di là di ogni riserva. A questo proposito, mi permetto di ricordare che è stata infatti la stessa Procura della Repubblica a fare chiarezza ed esplicitamente affermare che il sottoscritto è estraneo a qualunque tipo di relazione con le persone di recente fermate, al punto da non essere neppure tra le persone semplicemente indagate.
Allo stesso modo, ritengo che non esista una questione politica, dato che tanto il consenso che, da candidato, ho registrato nelle elezioni regionali del 2010, tanto la mia attività di consigliere, non sono mai state considerate, dagli organi inquirenti, inquinate o condizionate da apporti mafiosi.
Volendo analizzare in maniera più dettagliata e puntuale il voto nei comuni di Grotteria, San Luca, Siderno e del quartiere Archi di Reggio Calabria, posso, con precisione, individuare e indicare chi mi ha votato e sostenuto, con la consapevolezza che costoro possano e vogliano, con altrettanta trasparenza, testimoniare di averlo fatto.
A Grotteria, per esempio, paese storicamente di sinistra, ho ricevuto solo 55 voti, frutto dell’impegno dell’allora segretario provinciale di Rifondazione comunista, residente e coniugato in quel comune, che assieme a un gruppo di giovani si è adoperato, con me, in un progetto sociale contro le morti bianche. Il punto più alto del nostro impegno si è concretizzato in una manifestazione molto partecipata, conclusasi con un concerto musicale dei Nomadi.
In più occasioni ho avuto modo di ringraziare quei 55 elettori/elettrici sebbene, alla luce dell’impegno profuso, sia io che il gruppo che mi ha sostenuto, ci saremmo aspettati un sostegno più ampio.
Il risultato di Siderno, appena 35 voti su quasi 16.000 aventi diritto, è numericamente trascurabile e sicuramente non riconducibile ad apporti non leciti, ma è piuttosto il frutto dell’impegno di alcuni lavoratori socialmente utili e di alcuni militanti storici della sinistra, allora iscritti al mio stesso partito.
I circa 50 voti di San Luca, sono da ricondurre al supporto del movimento di lotta animato da almeno 20 donne (lavoratrici Lsu) che avevo sostenuto nella rivendicazione di alcuni diritti loro negati come la maternità, le ferie e la malattia, inoltre non è da trascurare l’apporto fornito, in quella campagna elettorale, dalla locale sezione del mio partito, che contava circa 10 iscritti.
Se si considera che a sostenermi c’era un gruppo di almeno 30 persone, sarebbe stato normale attendersi un consenso perfino maggiore.
Venendo poi al dato di Archi, vorrei ricordare che già nelle elezioni del 2005 avevo totalizzato circa 200 voti. Per cui, di fatto, nel 2010 non si è registrata nessuna straordinaria impennata. Si aggiungono a quelli del 2005 altri 250 voti circa. Un risultato che non costituisce un’anomalia rispetto alla media dei voti che ho riportato nei seggi dell’intera città. Anzi, ad Archi si è registrato un risultato assai inferiore rispetto a tante altre circoscrizioni elettorali cittadine (vedi Ravagnese, Modena, Spirito Santo, Sbarre e Gebbione).
È un fatto risaputo che mio suocero, per oltre trent’anni, abbia esercitato l’attività di medico di base nel quartiere di Archi ed è altrettanto noto che egli, tanto come medico che come uomo, fosse stimato ed apprezzato perché sempre disponibile con tutti. Considerato il ruolo e la percezione sociale dello stesso in un piccolo centro, un incremento di preferenze appare del tutto normale, lecito e in linea con quanto di regola accade in situazioni analoghe, mentre appare ingiusto e denigratorio avanzare dubbi di inquinamento o contiguità con ambienti malavitosi.
È da dire che mio suocero aveva in cura, ad Archi, circa 2.000 pazienti. Se davvero ci fosse stato un condizionamento, avrei dovuto e potuto ottenere un numero assai maggiore di preferenze rispetto alle elezioni del 2005.
Inoltre, vi è da dire che ad Archi assieme a mio suocero mi sostennero altri due medici di base e il farmacista del rione, oltre, naturalmente, le tante altre persone che si riconoscevano nei valori della sinistra e tesserati a Rifondazione comunista.
Riguardo infine la circostanza relativa al voto disgiunto, egregio direttore, le chiedo formalmente di fornire i dati da cui sarebbe stata estratta la statistica da lei riportata nell’articolo dell’11 dicembre, in base alla quale attorno alla mia candidatura si sarebbe concentrata la più alta percentuale di voto disgiunto.
Nelle analisi del voto effettuate in fase post elettorale, né dirigenti politici né altri osservatori hanno additato la mia elezione come la prova dell’esistenza del voto disgiunto.
Quali vantaggi avrebbe potuto ottenere la ‘ndrangheta nel votarmi, se le previsioni elettorali davano vincente lo schieramento di centrodestra e davano contestualmente la mia candidatura a rischio per il possibile mancato raggiungimento del quorum elettorale?
O forse si ritiene che sostenermi potesse essere il modo per ripagarmi di possibili favori resi alla ‘ndrangheta?
Sono da considerare favori o oggetto di scambio e di compromissione il mio impegno a sostegno delle cooperative sociali che gestivano i beni confiscati alla mafia, gli 8.000 precari di cui 4.000 stabilizzati e 4.000 ai quali abbiamo garantito l’aumento dell’indennità oraria con relativo raddoppio dell’indennità salariale? Di questi lavoratori socialmente utili, ben 3.200 risiedevano nella provincia di Reggio Calabria.
Perché non interrogarsi allora se il mio consenso nel 2010 è cresciuto grazie alle azioni amministrative che ho compiuto per i casi citati e tanti altri ancora come ad esempio l’inserimento dei lavoratori ex Sial, ex articolo 7 e dei parchi nazionali, la stabilizzazione dei medici del pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera Riuniti, la salvaguardia dell’occupazione di alcune postazioni di guardia medica della provincia di Reggio Calabria, l’assunzione di 35 lavoratori del servizio disinfestazione dell’Asp di Reggio Calabria, il bando che, da assessore, assieme alla Provincia di Reggio Cabria ha consentito l’inizio di un percorso lavorativo (che ancora è in corso per molti dei lavoratori) di circa 100 persone che lavorano presso i centri dell’impiego della amministrazione provinciale di Reggio Calabria e di tutte le attività che non sto qui a elencare a sostegno dei territori, di diverse categorie sociali e degli amministratori locali.
Egreg
io direttore, nel suo articolo, inoltre, traspare quasi il fatto che la mia mancata candidatura fosse dovuta a una scelta preventiva del Pd per preservare il partito da rischi di inquinamento, mentre i dirigenti del mio partito, ufficialmente ed in tutte le sedi, hanno spiegato in maniera molto chiara le ragioni dell’esclusione dalla lista non solo della mia persona, ma di tanti altri consiglieri regionali uscenti che per più di un mandato avevano occupato gli scranni di Palazzo Campanella.

Del resto le sono note le attestazioni di apprezzamento e di solidarietà di cui sono stato oggetto da parte non solo di migliaia di cittadini, ma di tanti dirigenti politici, a partire dal presidente Mario Oliverio, dal segretario regionale Ernesto Magorno, e da numerosi parlamentari, reggini e calabresi, collocati anche su posizioni politiche diverse dalle mie.
Il mio sostegno alla lista del Pd, del candidato Sebi Romeo e del presidente Mario Oliverio non è altro che il segno tangibile della mia passione politica, del mio senso di appartenenza all’organizzazione del Partito democratico, della voglia di riscatto e di orgoglio di cittadino onesto e di sinistra che ritengo di mettere incessantemente al servizio delle fasce sociali più deboli e della Calabria.
È evidente che non è a me ascrivibile alcuna responsabilità di eventuali condotte di altre persone. Infine, posso tranquillamente affermare, che non ho avuto nessun tipo di rapporto con le persone coinvolte nell’operazione della Distrettuale antimafia.
In conclusione, voglio ancora una volta ribadire, l’apprezzamento e la fiducia che ho sempre espresso verso l’opera della magistratura.
Cordialmente.
 

 Nino De Gaetano

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