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Pedofilia a Belcastro, la Curia non ammessa al processo contro il parroco

CATANZARO La Curia arcivescovile di Crotone-Santa Severina non è stata ammessa a costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento a carico di R. M., parroco della cittadina di Belcastro, nel C…

Pubblicato il: 15/12/2014 – 16:08
Pedofilia a Belcastro, la Curia non ammessa al processo contro il parroco

CATANZARO La Curia arcivescovile di Crotone-Santa Severina non è stata ammessa a costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento a carico di R. M., parroco della cittadina di Belcastro, nel Catanzarese, dal 2007 al 2010, accusato di pedofilia. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Ilaria Tarantino, che ha invece dato il via libera alla costituzione di parte civile del Comune di Belcastro e delle famiglie delle presunte piccole vittime degli abusi, rappresentate dagli avvocati Concetta Stanizzi e Antonello Talerico. 

Erano stati proprio questi ultimi a opporsi fermamente alla costituzione della Curia, che nell’inchiesta non è stata citata fra le parti offese, e anzi ne avevano piuttosto chiesto la chiamata in giudizio quale responsabile civile, e cioè come quella parte che, in caso di condanna al risarcimento dei danni, sarà obbligata in solido a pagare assieme all’imputato, richiesta che il gup ha accolto. A questo punto, dopo il rinvio di oggi, riprenderà il 2 febbraio prossimo l’udienza preliminare all’esito della quale si saprà se verrà accolta o meno la richiesta della Procura del capoluogo calabrese di mandare il sacerdote sotto processo. Pesantissime le contestazioni a carico del prete, che secondo gli inquirenti, dovrebbe rispondere di violenza sessuale ai danni di una quindicina di minorenni, secondo le risultanze di un’indagine apertasi oltre tre anni fa a seguito della denuncia presentata da alcuni genitori di una delle presunte giovanissime vittime. Segnalazione cui se ne aggiunsero altre.

I carabinieri raccolsero infatti le dichiarazioni di decine di persone, e furono anche acquisiti con incidente probatorio – e dunque con valore di prova all’eventuale futuro processo – i racconti dei minorenni coinvolti nei presunti abusi. Quanto all’indagato, non se ne ebbero più notizie precise dal dicembre del 2010, quando si venne a sapere dell’indagine in corso.

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