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Le anomalie del primo Consiglio

REGGIO CALABRIA I primi atti del governatore Oliverio rischiano di creare un pericoloso quanto inedito cortocircuito istituzionale. Pronti via: il consiglio regionale si riunisce, a un mese e mezzo…

Pubblicato il: 07/01/2015 – 18:30
Le anomalie del primo Consiglio

REGGIO CALABRIA I primi atti del governatore Oliverio rischiano di creare un pericoloso quanto inedito cortocircuito istituzionale. Pronti via: il consiglio regionale si riunisce, a un mese e mezzo dalle elezioni di novembre, e subito approva provvedimenti ritenuti rilevanti e urgenti. Ma qualcosa non torna. La prassi impone che, prima del “via libera” definitivo a leggi e norme, queste debbano passare preventivamente al vaglio delle competenti commissioni consiliari e ricevere il parere dei revisori dei conti e degli uffici giuridici. Ebbene: nessuna delle proposte di legge licenziate oggi è stata sottoposta all’esame dei vari organismi di Palazzo Campanella. Le commissioni, invero, non sono state ancora costituite, ma questo non ha impedito a Oliverio e ai consiglieri di maggioranza di scegliere una sorta di “decretazione d’urgenza” (seppur ratificata dall’assise regionale), di fatto scavalcando le prerogative e i compiti delle strutture tecniche e politiche dell’Astronave. E così la prima seduta dell’assemblea regionale consegna al Bollettino ufficiale della Regione, in particolare, una legge sul contenimento delle spesa non sottoposta all’analisi degli esperti. Il Consiglio – oltre ad aver dato disco verde alla variazione del bilancio di previsione 2014 e pluriennale 2014-2016, all'”esercizio provvisorio” per il 2015 e alla proroga del “Piano casa” – ha infatti deliberato sul dimezzamento degli “stipendi” per i dirigenti regionali e sull’accorpamento dei ruoli tra i dipendenti di Palazzo Campanella e quelli della Regione. Iniziative politiche che, necessariamente, determineranno conseguenze di natura economica. Per questo, suggeriscono alcuni addetti ai lavori, il parere dei revisori dei conti e delle commissioni sarebbe stato necessario. 
In aula gli unici ad avanzare obiezioni e a esigere chiarimenti sono stati Mimmo Tallini (Fi), che ha accusato la maggioranza di fare «pura demogagia», e il consigliere del Pd Nicola Irto, che ha chiesto ufficialmente al segretario generale, Carlo Calabrò, se il parere dei revisori dei conti sia obbligatorio oppure no. «Condivido lo spirito del progetto di legge e credo che si possa fare anche di più per la riduzione dei costi delle società regionali», spiega Irto, «ma sono rispettoso delle regole e credo che debbano essere rispettate sempre». 
Le anomalie non sarebbero finite. Secondo alcuni esperti, nella riunione di oggi – a norma di Statuto – il Consiglio non avrebbe potuto varare né leggi né manovre finanziarie, ma avrebbe dovuto limitarsi a eleggere l’Ufficio di presidenza, rinviando gli altri punti all’ordine del giorno a una seduta successiva.

 

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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