CATANZARO Potrebbe essere stato un agguato in perfetto stile mafioso quello avvenuto poche ore prima della partita Guardavalle-Acri, poi non disputata per il ritiro della squadra ospite oggetto di aggressioni e minacce. È questo il filone d’inchiesta su cui si sta concentrando la Procura di Catanzaro. È indicativo, in tal senso, il fatto che il fascicolo sia stato aperto proprio dalla Dda del capoluogo, su iniziativa del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri. In particolare, gli inquirenti stanno ricostruendo quanto avvenuto nel ristorante dove stavano pranzando i giocatori dell’Acri, uno dei quali sarebbe stato minacciato con un coltello da cucina alla gola. Proprio in quel momento, secondo l’ipotesi della Procura, i camerieri si sarebbero improvvisamente allontanati dalla sala. Un particolare che supporterebbe l’eventualità di un’azione predeterminata e condotta secondo le classiche modalità mafiose.
Oggi si sono svolti i primi interrogatori, che si sono protratti per circa quattro ore. Il sostituto procuratore delegato da Bombardieri, Fabiana Rapino, ha ascoltato i due giocatori minacciati e l’accompagnatore della squadra, presente al momento delle intimidazioni. Tutti e tre avrebbero confermato sia le minacce sia le intimidazioni.
Il legale dei giocatori, Sabrina Rondinelli, ha inoltre depositato il referto medico, rilasciato dal Pronto soccorso di Cosenza, del calciatore che sarebbe stato malmenato prima dell’inizio della gara dello scorso 28 febbraio, valida per il campionato di Eccellenza. Una partita che poi non si è disputata. A pochi minuti dall’inizio, i vertici dell’Acri hanno deciso di non scendere in campo.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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