ROMA L’Italicum incassa la prima fiducia dalla Camera, Area Riformista si spacca e per il centrosinistra calabrese non ci sono molti motivi per stare sereni. Già, perché nella giornata che segna un importante passo in avanti sull’approvazione della riforma elettorale, la deputazione calabrese dem dimostra ancora una volta tutte le sue divisioni. A Montecitorio finisce con Enza Bruno Bossio, Nico Stumpo e Alfredo D’Attorre (oltre a Rosy Bindi) che non partecipano al voto e con Bruno Censore, fino a qualche ora fa stabilmente piazzato nel correntone di minoranza guidato da Bersani e Speranza, che dopo ore di riflessione strappa e dice sì alla fiducia al governo: «Sono un uomo di partito e mi adeguo alla decisioni prese dalla direzione nazionale. Non potevo far mancare il mio sostegno al governo. Ancor di più adesso, nel momento in cui l’esecutivo sta portando avanti importanti provvedimenti».
Quali ripercussioni avrà la vicenda si vedrà più avanti, intanto c’è che la distanza dal plotone renziano va allargandosi. Certo, ipotizzare ripercussioni a livello regionale di questa fase travagliata è ancora prematuro, ma sono in tanti nel Pd calabrese ad azzardare che «degli ultimi avvenimenti Mario Oliverio dovrà tenere conto». Dove per tenere conto si intende la necessità di salvaguardare nuovi assi e alleanze all’interno del partito. All’orizzonte rimane sempre l’allargamento della giunta regionale e l’assegnazione di deleghe di primo piano come quella della gestione dei fondi Ue. Sul punto prevale la prudenza, anche perché i tempi per il varo della nuova squadra di governo sono ancora abbastanza lunghi. Se ne riparlerà, sempre che l’opposizione non decida di attivare la procedura referendaria sulle modifiche dello Statuto regionale, a estate inoltrata.
Molto prima, invece, ci sarà un chiarimento politico. Riguarderà soprattutto il fronte bersanian-dalemiano, che in consiglio regionale conta almeno quanto quello renziano. Sarà quello il momento in cui i nodi dovrebbero venire al pettine. La scelta di Censore, certo. Ma anche i dubbi di una base che non condivide l’Aventino contro le scelte del premier-segretario. E c’è già chi è pronto a scommettere che più di uno, tra i dirigenti calabresi della minoranza interna, ha storto il naso quando ha visto il tabellone di Montecitorio certificare alcune assenze durante il voto di fiducia al governo.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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