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«Sconfiggere la povertà per battere la 'ndrangheta»

LOCRI «E’ difficile pensare che fenomeni come la ‘ndrangheta, la malavita organizzata, possano essere superati prescindendo da un’azione strategica contro le tante condizioni di poverta’ presenti»….

Pubblicato il: 09/06/2015 – 8:19
«Sconfiggere la povertà per battere la 'ndrangheta»

LOCRI «E’ difficile pensare che fenomeni come la ‘ndrangheta, la malavita organizzata, possano essere superati prescindendo da un’azione strategica contro le tante condizioni di poverta’ presenti». Ad affermarlo è monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, in un’intervista che appare nel numero di giugno del giornale della diocesi “Pandocheion. Casa che accoglie “, diretto da Giovanni Lucà. «Il mio compito – dice il vescovo – non è politico. Ma credo che la nostra terra abbia bisogno di una più intelligente politica di sviluppo e programmazione. I problemi del territorio sono tanti e necessitano di progetti di ampio respiro. Le nostre gravi povertà necessitano l’impegno di tutti. Non si può stare a guardare e neanche ci si può attendere la soluzione dagli altri, piangendosi addosso. Ognuno deve fare la sua parte».
Il vescovo invita tutti a partecipare al processo di cambiamento, per una programmazione dal basso, direttamente dal territorio. «Non possiamo pensar – afferma – e che i nostri problemi possano essere risolti da politici esterni. Certo qualche buon commissario aiuta a risolvere certi problemi. Ma non ci si può cullare. Sono convinto che nella nostra terra una maggiore coscienza cooperativistica possa essere di grande beneficio».
L’intervista a monsignor Oliva è inserita nella pagina di “approfondimento” sulla nascita dell'”Unione dei comuni della Valle del Torbido”, a cura dell’ex caporedattore Rai Domenico Logozzo. A questo proposito il vescovo ha detto: «Sono convinto che di fronte ai problemi del territorio occorre fare rete, oserei dire “fare partito”, creare convergenze, unirsi tra comuni e per aree d’interesse. I campanilismi non portano sviluppo».
«La politica del fare, partendo dai servizi indispensabili, vitali. Più che perdersi sui massimi sistemi – sottolinea il vescovo di Locri-, il buon politico affronta i disagi di un territorio in cui difettano i servizi più essenziali. Se manca l’acqua nelle case, è inutile pensare a grandi progetti. Altrove si parla di “alta” velocità, qui ci si deve contentare se ancora transita l’antica “littorina”, o non chiude l’ufficio postale o rimangono aperte le scuole».
A proposito della mancata presentazione delle liste elettorali, con il clamoroso caso di Platì e tutte le conseguenti polemiche , il vescovo afferma: «Ha molto sorpreso il fatto che in qualche paese non si è riusciti a formare neanche “una lista” in tempo elettorale. E’ vero: il fenomeno è segno di allontanamento della gente dalla politica e persino di sfiducia in essa, ma è non meno segno preoccupante di disinteresse alla cosa pubblica. Va recuperata la consapevolezza che si può governare mettendo da parte ogni tornaconto personale, che affrontare i problemi comuni ed impegnarsi in tal senso è nobile».
Il vescovo si dice preoccupato per la mancanza di lavoro. «Sì, – afferma – la grave disoccupazione, giovanile e non solo, è il grande problema della nostra terra. Non mi è sfuggita la povertà di una terra troppo esposta alle calamità naturali, spesso costretta a lasciare emigrare i propri figli in cerca di pane e lavoro. Tante cose mi hanno colpito favorevolmente. In particolare, l’affabilità e accoglienza della gente semplice, la vicinanza e preparazione dei sacerdoti, la bellezza del territorio, il grande patrimonio di arte e cultura presente nelle nostre chiese, la genuinità della pietà popolare, le diverse cooperative attivamente impegnate nel promuovere le risorse del territorio».

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