LOCRI «E’ difficile pensare che fenomeni come la ‘ndrangheta, la malavita organizzata, possano essere superati prescindendo da un’azione strategica contro le tante condizioni di poverta’ presenti». Ad affermarlo è monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, in un’intervista che appare nel numero di giugno del giornale della diocesi “Pandocheion. Casa che accoglie “, diretto da Giovanni Lucà. «Il mio compito – dice il vescovo – non è politico. Ma credo che la nostra terra abbia bisogno di una più intelligente politica di sviluppo e programmazione. I problemi del territorio sono tanti e necessitano di progetti di ampio respiro. Le nostre gravi povertà necessitano l’impegno di tutti. Non si può stare a guardare e neanche ci si può attendere la soluzione dagli altri, piangendosi addosso. Ognuno deve fare la sua parte».
Il vescovo invita tutti a partecipare al processo di cambiamento, per una programmazione dal basso, direttamente dal territorio. «Non possiamo pensar – afferma – e che i nostri problemi possano essere risolti da politici esterni. Certo qualche buon commissario aiuta a risolvere certi problemi. Ma non ci si può cullare. Sono convinto che nella nostra terra una maggiore coscienza cooperativistica possa essere di grande beneficio».
L’intervista a monsignor Oliva è inserita nella pagina di “approfondimento” sulla nascita dell'”Unione dei comuni della Valle del Torbido”, a cura dell’ex caporedattore Rai Domenico Logozzo. A questo proposito il vescovo ha detto: «Sono convinto che di fronte ai problemi del territorio occorre fare rete, oserei dire “fare partito”, creare convergenze, unirsi tra comuni e per aree d’interesse. I campanilismi non portano sviluppo».
«La politica del fare, partendo dai servizi indispensabili, vitali. Più che perdersi sui massimi sistemi – sottolinea il vescovo di Locri-, il buon politico affronta i disagi di un territorio in cui difettano i servizi più essenziali. Se manca l’acqua nelle case, è inutile pensare a grandi progetti. Altrove si parla di “alta” velocità, qui ci si deve contentare se ancora transita l’antica “littorina”, o non chiude l’ufficio postale o rimangono aperte le scuole».
A proposito della mancata presentazione delle liste elettorali, con il clamoroso caso di Platì e tutte le conseguenti polemiche , il vescovo afferma: «Ha molto sorpreso il fatto che in qualche paese non si è riusciti a formare neanche “una lista” in tempo elettorale. E’ vero: il fenomeno è segno di allontanamento della gente dalla politica e persino di sfiducia in essa, ma è non meno segno preoccupante di disinteresse alla cosa pubblica. Va recuperata la consapevolezza che si può governare mettendo da parte ogni tornaconto personale, che affrontare i problemi comuni ed impegnarsi in tal senso è nobile».
Il vescovo si dice preoccupato per la mancanza di lavoro. «Sì, – afferma – la grave disoccupazione, giovanile e non solo, è il grande problema della nostra terra. Non mi è sfuggita la povertà di una terra troppo esposta alle calamità naturali, spesso costretta a lasciare emigrare i propri figli in cerca di pane e lavoro. Tante cose mi hanno colpito favorevolmente. In particolare, l’affabilità e accoglienza della gente semplice, la vicinanza e preparazione dei sacerdoti, la bellezza del territorio, il grande patrimonio di arte e cultura presente nelle nostre chiese, la genuinità della pietà popolare, le diverse cooperative attivamente impegnate nel promuovere le risorse del territorio».
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