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Gare Sorical truccate, gli avvocati: «Il processo si svolga a Catanzaro»

REGGIO CALABRIA «Non tocca a Reggio giudicare questi presunti reati». Con questa motivazione alcuni legali degli imputati del processo “Ceralacca 2” hanno avanzato la richiesta di incompatibilità t…

Pubblicato il: 30/06/2015 – 15:27
Gare Sorical truccate, gli avvocati: «Il processo si svolga a Catanzaro»

REGGIO CALABRIA «Non tocca a Reggio giudicare questi presunti reati». Con questa motivazione alcuni legali degli imputati del processo “Ceralacca 2” hanno avanzato la richiesta di incompatibilità territoriale del Tribunale di Reggio nel procedimento sul presunto cartello composto da imprenditori e funzionari infedeli che avrebbe pilotato numerosi appalti pubblici, tra cui alcune gare relative alla Sorical (la società che gestisce i servizi idrici calabresi) e alla Suap (Stazione unica appaltante provinciale).
Lo scorso 22 aprile il gup Massimo Minniti aveva rinviato a giudizio 24 persone, mentre altre tre avevano chiesto e ottenuto il patteggiamento. La prima udienza era fissata per oggi. Un procedimento che si dovrebbe celebrare a Catanzaro, perché è proprio nel capoluogo, secondo i legali, che si sarebbero consumate le condotte illecite ipotizzate dalla Procura di Reggio.
La prossima udienza, su richiesta dei pm Matteo Centini e Gaetano Paci, è stata fissata per il 29 settembre, quando l’accusa avrà la possibilità di replicare alle tesi delle difese. La continuazione del processo a Reggio rappresenterebbe «una grave lesione del diritto di difesa, oltre che una violazione delle norme procedurali», commenta l’avvocato Sabrina Rondinelli.

 

ALLA SBARRA Tra i 27 imputati coinvolti in “Ceralacca 2” un ruolo di primo piano lo avrebbero avuto i fratelli Giuseppe e Carmelo Bagalà. Negli archivi della loro società, la Isotech srl, la Guardia di finanza aveva trovato un’agenda in cui, oltre alle regolari spese sostenute dalla ditta, sarebbero state registrate anche le “mazzette” consegnate ai vari burocrati calabresi.
Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di un vero e proprio “sistema” per l’accaparramento di un gran numero di lavori e appalti pubblici.
L’operazione aveva determinato perquisizioni in Calabria e in molte altre regioni d’Italia, tra cui Veneto, Marche e Toscana. Era stato disposto anche il sequestro preventivo di 12 tra società e beni, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro.

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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