REGGIO CALABRIA Un crollo da oltre settecento milioni di euro. Da più di un miliardo ad appena 359 milioni. Un calo del 66% degli appalti pubblici nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono questi, è scritto in una nota di Ance «i dati che certificano la crisi ormai sistemica che attanaglia l’edilizia calabrese per cause imputabili soprattutto alla malaburocrazia». «Quella abbiamo di fronte – afferma Francesco Berna, presidente di Ance Calabria, in relazione a quanto rivelato dall’osservatorio Cresme Europa Servizi – è una situazione ormai insostenibile che peggiora di anno in anno e che rischia di segnare il definitivo collasso del settore».
Nella ricerca spicca l’ultimo posto della Calabria che vede più che dimezzarsi il valore dei lavori pubblici rispetto al primo semestre del 2014, registrando un crollo pari a 2/3 del totale. «Il calo degli appalti – prosegue Berna – è devastante se rapportato anche solo allo scorso anno quando la crisi era già gravissima. Un quadro che, a nostro avviso, è legato sostanzialmente a due fattori fondamentali. Da un lato abbiamo la mancanza di finanziamenti e di progettualità e, per altro verso, la completa inadeguatezza delle stazioni appaltanti e di molte professionalità che vi operano, per certi versi anche poco motivate. Uffici in cui si adottano procedure obsolete e non più al passo con i tempi. Appare del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad uno scenario che va addirittura oltre la crisi stessa, configurando di fatto un vero e proprio tracollo dell’intero sistema produttivo. Tutto ciò deve spingerci verso soluzioni immediate e interventi mirati per cercare di rendere finalmente efficiente il sistema degli appalti in una regione come la Calabria che dimostra, purtroppo, di essere il fanalino di coda all’interno del sistema Paese. Abbiamo una burocrazia dal passo troppo lento ed è ora che si svegli e che inizi a riorganizzarsi su modelli operativi innovativi e capaci di stimolare investimenti e crescita. In tal senso ci rivolgiamo alla Giunta regionale, anche in considerazione del nuovo corso politico istituzionale che è appena iniziato, affinché metta mano in tempi brevissimi a questo settore la cui caduta rischia di compromettere l’intera prospettiva di rilancio dell’economia calabrese e di tenuta dei livelli occupazionali».
x
x