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Accoltellato a morte per gelosia

REGGIO CALABRIA Chiuso in poco più di 72 ore il cerchio sull’omicidio del cittadino origini rumene Cezar Marian Pirvu avvenuto il 3 agosto a Reggio Calabria. Sono stati tutti fermati dagli inv…

Pubblicato il: 08/08/2015 – 9:48
Accoltellato a morte per gelosia

REGGIO CALABRIA Chiuso in poco più di 72 ore il cerchio sull’omicidio del cittadino origini rumene Cezar Marian Pirvu avvenuto il 3 agosto a Reggio Calabria. Sono stati tutti fermati dagli investigatori della squadra mobile i presunti autori: si tratta dei cittadini rumeni Doru Popoinete (cl.’79), Ioan Marius Tican (cl.’89) e Alin Chirila (cl. ’95), nei cui confronti la Procura della Repubblica di Reggio Calabria aveva emesso due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto per omicidio in concorso.

 

IL DELITTO Alle 22 circa dello scorso 3 agosto, un uomo dolorante e sanguinante si presenta all’ingresso della Questura: chiede aiuto, poi perde i sensi e si accascia nell’atrio in stato di incoscienza. È Cezar Marian Pirvu. Gli agenti chiamano il 118, che lo trasporta al Pronto soccorso degli Ospedali riuniti, dove morirà la mattina seguente. I primi accertamenti consentono di accertare che l’uomo era stato poco prima accoltellato da alcuni connazionali, con i quali aveva avuto una lite, in Piazza Garibaldi. Nella notte tra il 3 e il 4 agosto, in questura, vengono sentiti tutti i testimoni e gli agenti effettuano riscontri sul luogo indicato, anche acquisendo immagini dei vari sistemi di videosorveglianza della zona.
È il pm Massimo Baraldo a seguire il caso. Nel giro di poche ore si individua Doru Popoinete come l’uomo che materialmente avrebbe sferrato alla vittima la coltellata mortale. Per la polizia si tratta di «un soggetto dall’indole estremamente violenta», che ha diversi precedenti di polizia per reati contro la persona e il patrimonio. Per lui scatta, in tempi rapidissimi, un decreto di fermo per il reato di omicidio volontario; nel frattempo il prosieguo dell’attività investigativa avviata consente di fare luce su tutta la dinamica del delitto. Saltano fuori altre persone che avrebbero partecipato all’aggressione.
Sono Alin Chirila e Iuan Marius Tican: anche loro vengono colpiti da un provvedimento di fermo. La minuziosa ricostruzione dei fatti consente di ricostruire il contesto in cui sarebbe maturato l’omicidio: «L’ambiente degradato – si legge in una nota della Questura – di un ristretto gruppo di cittadini extracomunitari coinvolti perlopiù nel giro della prostituzione, e il movente che lo aveva determinato: invero, il delitto era originato, secondo quanto finora emerso, da motivi di gelosia». Popoinete avrebbe, infatti, “insidiato” la donna della vittima e, alla richiesta di chiarimenti di quest’ultimo, ne sarebbe scaturita una violenta colluttazione in cui la vittima sarebbe stata inizialmente aggredita con una bottiglia rotta e successivamente con un coltello che l’aggressore avrebbe utilizzato per colpirlo alle spalle mentre lo stesso, compreso il pericolo, cercava di fuggire.

 

LA FUGA Il primo a finire agli arresti è Chirila, mentre Popoinete e Tican si rendono irreperibili. Seguono due giorni di ricerche frenetiche per localizzarli. E il cerchio si chiude nel primo pomeriggio del 6 agosto in uno stabile centrale di Locri. Gli agenti individuano i due e aspettano la mezzanotte per far scattare il blitz. Popoinete e Tican, cercano di darsi alla fuga attraverso un piccolo giardino sul retro dell’abitazione, ma vengono bloccati. Giusto in tempo: i due erano pronti a lasciare il paese, diretti in Romania e stavano organizzando la fuga a bordo di autobus di linea.
Nell’appartamento vengono individuati Magdalena Szakely (cl.’78) e Domenico Rinaudo (cl.’58) arrestati in flagranza per favoreggiamento. Le indagini proseguono per l’identificazione di altri favoreggiatori e degli altri complici del delitto.

 

LA SODDISFAZIONE DEL QUESTORE «È stata una operazione efficace con forte tenacia investigativa». Lo ha detto il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, circa i fermi per l’omicidio del romeno Cesar Marian Pirvu. Grassi ha smentito che «durante il fermo degli indagati a Locri si sia verificata alcuna sparatoria o atti di particolare gravita’ a margine dell’azione di intervento eseguita dal personale della squadra mobile. Anzi – ha detto ancora Grassi – in tal senso è intervenuta la dichiarazione del sindaco di Locri che ha voluto testimoniare compiacimento per la conclusione delle operazioni, eseguita senza alcun tipo di intervento tecnico». «Questo episodio – ha concluso – conferma l’importanza fondamentale del controllo del territorio e gli orientamenti intrapresi atti a sottoporre a presidio continuo aree della città di Reggio Calabria e della sua provincia a rischio particolare». Il vice capo della squadra mobile, Fabio Catalano, ha ricostruito i particolari dell’omicidio, provocato da uno scontro nell’ambito di un pericoloso giro di prostituzione e spaccio di droga. «È bene ricordare – ha detto Catalano – che tra la vittima e gli aggressori ci sarebbero stati litigi precedenti».

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