ROMA Fallita l’ultima mediazione di Luca Lotti, è toccato ad Ernesto Magorno comunicare a Luigi Guglielmelli la linea del Pd: «A questo punto non possiamo più eludere le primarie, le celebreremo anche a Cosenza domenica 6 marzo». E così si corre ai ripari, con un’accelerazione sorprendente, per evitare ulteriori tentennamenti e, soprattutto, nuove lacerazioni. «Non c’è spazio per candidature unitarie imposte da Roma», è stata la risposta che Lotti e Magorno si sono sentiti ripetere in queste ore a Roma da Carlo Guccione, consigliere regionale e principale sponsor della candidatura a sindaco di Enzo Paolini.
Esce sconfitta, dunque, la linea perseguita fino a questo momento dal segretario regionale del Pd e da altri big come Nicola Adamo, che hanno incessantemente lavorato per imporre il nome del manager televisivo Lucio Presta, amico di Matteo Renzi. Si va alla conta (il termine per la presentazione delle candidature è stato posticipato da domani al 21 febbraio), insomma. Oltre a Paolini, in campo ci saranno sicuramente Marco Ambrogio, giovane consigliere comunale a Cosenza, e Bianca Rende, dirigente dem molto impegnata nel sociale. Che annuncia: «Saremo in campo solo se la competizione non è finalizzata a un regolamento di conti all’interno del Pd». A loro potrebbe aggiungersi anche Giacomo Mancini, neoverdiniano con buone aderenze nel mondo socialista.
E Presta? «Se vuole conquistare la leadership della coalizione può misurarsi alle primarie», assicura uno dei dirigenti di peso del Pd cosentino. Il problema è che l’impresario di Benigni proprio non vuole saperne e, anzi, tira dritto come un treno: «La prossima settimana inizierò a illustrare il mio programma. Io vado avanti perché convinto della bontà della mia proposta».
A Cosenza la notizia è stata accolta con soddisfazione soprattutto dal manipolo di consiglieri comunali vicini a Paolini e Ambrogio. C’è chi giura che in questo quadro potrebbe riprendere quota la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Mario Occhiuto. Per porre fine all’esperienza amministrativa avviata a Palazzo dei Bruzi nel 2011 servono 17 firme. Quattordici sono quelle dell’intera minoranza. Ne mancherebbero tre, che potrebbero arrivare dalla maggioranza di centrodestra. Magari da quei consiglieri entrati da tempo in rotta di collisione con Occhiuto e i suoi fedelissimi.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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