REGGIO CALABRIA Nuovo blitz della Guardia di finanza a Palazzo Campanella. Per ben due volte, il 4 e l’8 marzo scorso, i militari si sono presentati in Regione con l’ordine di trovare ed acquisire tutti i documenti riguardanti finanziamenti elargiti alle associazioni antimafia. Ai funzionari di palazzo Campanella, i militari hanno chiesto copia conforme di tutte le fatture che negli anni sono state portate a giustificativo delle elargizioni concesse dalla Regione per agevolare progetti mirati alla costruzione di una cultura antimafia. Fra gli atti che i nuovi burocrati del Palazzo hanno cercato e trovato su indicazione dei militari ci sarebbero però anche molte fatture non originali, ma in copia fotostatica.
Stando a indiscrezioni, verifiche e controlli a tappeto sarebbero in corso in questi giorni anche negli uffici di altri enti pubblici che negli anni hanno finanziato le attività delle diverse associazioni anti-ndrangheta che operano sul territorio.
In passato, due di loro – il Movimento delle donne di San Luca, guidato da Rosy Canale, e l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta di Claudio La Camera – sono finite nella bufera per l’utilizzo dei fondi in teoria destinati alle attività delle rispettive associazioni ma, secondo gli inquirenti, finiti a sovvenzionare spese e acquisti privati dei due presidenti.
Condannata a 4 anni per truffa, Canale è stata sorpresa a “investire” i soldi destinati alle donne di San Luca in borse di marca, viaggi e auto, mentre è ancora in fase di indagine e verifica l’attività dell’associazione di La Camera. Oggetto di approfondimenti investigativi dopo essere stato sorpreso a contrattare un affitto con Natale Assumma, cognato del boss Liuzzo il quale, scrivono i magistrati della Dda «per tale locazione, era il reale dominus», La Camera è finito nei guai per la gestione dei fondi destinati al suo Osservatorio, serviti anche per acquistare un iPad, pinze per il bucato, oggetti di modellismo, cibo per animali, un pollo di gomma per fare giocare un cane e viaggi non riconducibili ad attività specifiche dell’associazione.
Spese che sono valse a lui come alla giunta regionale che lo ha finanziato, nonché ai dirigenti provinciali e regionali che hanno trattato quelle delibere, una contestazione a vario titolo per truffa, malversazione, appropriazione indebita, abuso d’ufficio, falso ideologico, tutti reati aggravati dall’aver provocato un danno di ingente entità.
Più di recente, ad accendere un faro su fondi, conti e attività di un’associazione antimafia è stato il Corriere della Calabria, che ha avuto accesso a bilanci e contabilità del Coordinamento nazionale antimafia Riferimenti – Gerbera Gialla. Dall’analisi di quei documenti è emerso come i fondi pubblici destinati negli anni all’associazione presieduta da Adriana Musella siano, nel tempo, serviti anche per retribuire i familiari della presidente – scelti come coordinatori di non ben precisati progetti – come per finanziare viaggi, ristoranti e acquisti, come quei 1778,95 euro spesi all’Apple store di Roma est, i circa duemila euro versati all’Ikea di Milano e i 141,94 a Zara home a Roma.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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