MILANO Andrea Gentile, figlio del sottosegretario Tonino, è finito (di nuovo) nella bufera mediatica per la sua nomina – ratificata dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin – al vertice dell’Istituto tumori di Milano. A qualche ora di ritardo dall’esplosione del caso, il giovane avvocato ha fatto pervenire alle redazioni una nota in cui si dice «rammaricato dalla strumentalizzazione a fini politici» del suo incarico. E parte dal suo curriculum per raccontare che, a suo parere, non c’è nulla di cui stupirsi: «Sono un avvocato penalista, dottore di ricerca in diritto penale dell’economia, esperto in compliance aziendale, anticorruzione e responsabilità degli enti ai sensi del d.lgs. 231/01; già autore di diversi articoli su riviste scientifiche nonché coautore di volumi giuridici e già titolare di contratto integrativo di docenza in diritto penale delle scienze mediche e delle biotecnologie presso la facoltà di giurisprudenza dell’ Università LUISS Guido Carli di Roma. Questo, in breve, il curriculum che mi ha permesso di essere preso in considerazione come semplice membro del consiglio d’amministrazione dell’Irccs Istituto Tumori di Milano». Poi le considerazioni politiche: «Colgo con rammarico il fatto che la mia nomina venga strumentalizzata a fini politici, non riesco a dare altra spiegazione a questo incredibile clamore, essendo passati già diversi mesi dalla mia indicazione ed essendo avvenuta questa molti mesi prima della nomina di mio padre a sottosegretario. Da sempre tengo distinta la mia vita personale e professionale dall’impegno politico dei miei familiari. Tutto vorrei tranne creare imbarazzo all’Istituzione che qui rappresento con spirito di servizio e con passione. Rimango, quindi, a disposizione per servire dell’Istituto Tumori di Milano con questo intento, ma non mi presto a strumentalizzazioni di sorta che ledono la mia onorabilità e quella dell’Istituto»
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