REGGIO CALABRIA «Come costruttori edili calabresi valutiamo positivamente il riaprirsi del dibattito sul Ponte sullo Stretto, che continua ad arricchirsi di contributi di notevole spessore, liberi da pregiudizi e da “no” aprioristici. Adesso è necessario un ulteriore passo avanti ed è per questo che chiediamo al governo Renzi di riattivare subito un tavolo per far partire davvero questo progetto». Lo afferma il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna, che prosegue: «Sembra che la classe politica nazionale abbia compreso l’importanza di un grande investimento pubblico/privato in grado di garantire lavoro, occupazione e crescita economica per il nostro territorio e per tutto il Sud. Stiamo parlando di un’opera del valore di 8,5 miliardi di euro in project financing, di cui 1,8 miliardi di finanziamento pubblico. È assurdo pagare un miliardo di penale al general contractor invece di investirne meno del doppio per avere questa grande infrastruttura, che genererebbe alti benefici occupazionali. I cantieri, infatti, darebbero lavoro a decine di migliaia di addetti nell’edilizia, un settore che nel Mezzogiorno a causa della crisi ha perso il 50% della sua forza lavoro. Stiamo parlando di un comparto le cui maestranze, in una regione come la Calabria, rappresentano quasi la metà degli occupati totali nell’industria».
Secondo il presidente dei costruttori edili calabresi, «l’Italia ha il dovere di affrontare l’argomento Ponte senza tabù e nella consapevolezza che siamo entrati in un’altra fase storica, nella quale solo la riattivazione di grandi opere può far uscire l’economia nazionale dal pantano della prolungata stagnazione. Il sistema Paese è proiettato verso una crescita limitata allo 0,8%, nonostante la massiccia politica monetaria di quantitative easing, l’acquisto di bond della BCE e operazioni come quelle degli 80 euro e della decontribuzione, interventi che sia a livello europeo che italiano sono da ritenere apprezzabili ma purtroppo non sufficienti. Perciò, siamo convinti che solo la riscoperta di un modello di politica economica basato sulle grandi opere possa aiutare l’Italia a tornare nel posto che merita. In questa cornice, il Ponte non è un investimento, ma l’Investimento per antonomasia».
Il rappresentante di Ance Calabria prosegue: «Ci piace richiamare il recente intervento del senatore Nico D’Ascola, che con grande chiarezza ha evidenziato le opportunità derivanti dal collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, nell’ambito della più ampia visione geopolitica del Mediterraneo e dell’Europa. Il Ponte, creando una continuità territoriale, restituirebbe concretezza e vigore al progetto del corridoio paneuropeo Berlino–Palermo e rafforzerebbe il sistema portuale che fa capo a Gioia Tauro, in Calabria, e ad Augusta, in Sicilia. Tutto questo sbilancerebbe l’asse dell’economia verso il baricentro geografico del Mediterraneo, ovvero l’area metropolitana dello Stretto, con una posizione e un ruolo strategici anche in rapporto al recente raddoppio del canale di Suez».
«È evidente – conclude Berna – che l’Europa che fa capo alla Germania si oppone a una simile logica che ruota attorno al ruolo del nostro Paese. A maggior ragione, dunque, dobbiamo puntare su questa grande opera, nella convinzione, una volta di più, che il Sud può salvare l’Italia: bisogna tornare a investire nel Mezzogiorno».
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