REGGIO CALABRIA «Il Patto per il Sud è la sintesi di una politica nazionale e regionale che si basa su slogan elettorali di carattere sociale. Il confronto che avremmo gradito sicuramente si sarebbe dovuto basare su cifre e dati oggettivamente reali e vicini alle necessità degli interventi strategici che i territori ci chiedono a gran voce da ormai due anni». Lo dichiara il capogruppo della Casa della libertà in consiglio regionale Francesco Cannizzaro. «Come si può pensare – continua – di utilizzare al meglio le risorse destinate alla nostra Regione quando non si ha alcuna consapevolezza di quali priorità e progettualità la Calabria ha realmente bisogno? A Reggio Calabria però, nel buio del teatro Cilea, si è parlato di cifre enormi e di potenzialità nascoste che improvvisamente risolleveranno le sorti della nostra terra. Il presidente della Regione Oliverio, il sindaco Falcomatà e il sottosegretario Minniti, hanno parlato di idee e risorse economiche mostrando una “visione ideale” (la loro) di ciò che la Calabria è destinata a diventare. Sette miliardi Renzi avrebbe destinato alla Calabria, peccato scoprire poi che la cifra non coincide ma che è la somma di dati già noti e di speranze future, e che gli sforzi poco chiari e non ben identificati del premier sarebbero decisamente inferiori».
«Dando un’occhiata al famoso patto per la Calabria – insiste Cannizzaro – emerge subito una situazione che si è cercato, volutamente, di rendere appetibile in vista di impegni referendari. Gli interventi che la Regione ha annotato nei patti sono in gran parte già coperti da finanziamenti assegnati attraverso il Por e il Psr 2014-2020, somme destinate già dal Cipe e dal Fsr 2014/2020, dai Fondi Pac 2014/2020. Per la sanità poi, le risorse nuove disponibili sono praticamente zero, infatti le somme necessarie per l’edilizia sanitaria di cui si parla, sono già accantonate grazie ai fondi ex art. 20 legge 67/88. Per gli altri settori, a completamento delle cifre previste per il costo totale delle opere, si citano ipotetici programmi operativi nazionali ed, in fine, il solito capitolo salva-tutto, Fsc al 2017 (Fondo di sviluppo e coesione). Insomma, di nuovo in questo Patto non c’è nulla anzi dovrebbe farci riflettere il punto 4 dell’art. 6 del Patto per lo sviluppo della Calabria, cita testualmente che il dipartimento per le politiche di coesione del Consiglio dei ministri, se si rendesse necessario, può riprogrammare tutte le risorse indicate e intervenire nell’istruttoria degli obiettivi scelti e verificarne la coerenza con gli indirizzi definiti dai programmi nazionali e comunitari. Oliverio inoltre, ha parlato di incontri su tutto il territorio regionale per informare i cittadini, i sindaci, gli amministratori locali, per realizzare confronti e comprendere le necessità dei territori e poter indicare i percorsi, ma quando inizieranno, prima o dopo il referendum di ottobre?». «La tempestività con cui il premier Renzi promette interventi al Sud e Oliverio stampa slide dimostrative è encomiabile – aggiunge –, peccato che il punto 8 dell’articolo 7 del medesimo patto, chiarisce che il trasferimento delle risorse del Fondo sviluppo coesione è vincolato al rispetto del completo inserimento di tutti i dati degli interventi da sostenere, soprattutto il singolo crono programma di ogni opera. Non credo quindi si possa parlare di occasione unica e straordinaria per la Calabria sulla base di un “protocollo di buoni propositi” in netto contrasto con la realtà che i dipartimenti regionali e la burocrazia operativa si trova a vivere nel quotidiano, essendo spesso utilizzata come capro espiatorio di insuccessi e fallimenti».
«La buona politica – conclude Cannizzaro – deve essere il risultato di fatti concreti e non di belle parole prive di contenuti stampate su carta».
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