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La Calabria e l'ombra del maxi disavanzo

L’esperienza del Piemonte dovrebbe sollecitare decisori regionali, revisori e magistratura erariale a contribuire all’emersione della verità contabile delle Regioni. Ad esito del giudizio di parifi…

Pubblicato il: 04/07/2016 – 8:00
La Calabria e l'ombra del maxi disavanzo

L’esperienza del Piemonte dovrebbe sollecitare decisori regionali, revisori e magistratura erariale a contribuire all’emersione della verità contabile delle Regioni. Ad esito del giudizio di parifica del rendiconto 2015 della Regione Piemonte, svoltosi lo scorso primo luglio, il procuratore regionale della Corte dei conti ha esordito dicendo che «la Regione ha speso molto più di quanto avrebbe potuto fare in base alle sue entrate». Non solo. Ha destinato elevate risorse a pagamenti vari piuttosto che «destinarle al sostegno di chi versa in stato di bisogno, al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi sociali, allo sviluppo dell’economia locale». A margine di tutto questo, il Magistrato contabile ha accertato un disavanzo di 7 miliardi e 259 milioni.
Un dictum giurisdizionale di portata storica, che accerta un buco di bilancio che, per entità, vale quasi una manovra statale. Sarà un gravoso impegno per il bravo presidente Chiamparino, cui compete rimediare.
Fatte le dovute differenze tra il bilancio del Piemonte e quello della Calabria, in relazione a quest’ultima si aspetta la conclusione dal prossimo giudizio di parifica relativo al medesimo rendiconto. Saranno verosimilmente pressoché uguali le eccezioni su come sono state gestite le risorse generali. Il problema viene da lontano, competerà al governatore Oliverio dare la mossa che ancora non si registra. Sperpero di risorse, spese certamente al di sopra di quanto reso possibile dalle entrate, sovrastima dei crediti appostati ovvero inesistenti, riconoscimento di debiti fuori bilancio elusi sistematicamente, mancata resa dei conti delle varie strutture/organismi partecipati sono stati, infatti, all’ordine del giorno della gestione del bilancio calabrese.
Per anni sono prevalse l’ignavia e l’inconsapevolezza di ciò che era ed è nascosto nelle pieghe del bilancio regionale, un bilancio concluso da sempre in assenza, per esempio, dei saldi certi della Asp reggina. Un caso unico nel panorama nazionale, atteso che la stessa neppure immagina di che deficit patrimoniale sia portatrice per avere accumulato per anni perdite indicibili nell’assoluta irregolarità della tenuta dei conti, sulla quale poco hanno inciso positivamente gli inutili e super pagati advisor.
Una tale situazione avrebbe consigliato, a prescindere se codificato o meno dalla legislazione statale, l’istituzione di uno strumento ricognitivo da redigersi a cura del presidente subentrante. Una sorta di relazione di inizio governatorato che desse modo di rendere edotta la collettività calabrese di ciò che si ereditava dalle trascorse maggioranze. Non solo. Che, comparata per differenza quali-quantitativa con quanto prodotto a fine legislatura, offrisse l’occasione per dimostrare ciò che si era fatto e, pertanto, di essere valutato più o meno positivamente dall’arbitro sociale, coincidente con l’elettorato attivo, vittima costante dell’arbitrio cui è stato sottoposto per decenni a riprova che ciò che si è promesso non si è mai realizzato.
Una relazione, dunque, salutare per chi la redige, per prendere le distanze dal passato non proprio, anche al fine della determinazione corretta delle relative responsabilità erariali, e per i suoi destinatari, tali da renderli consapevoli dei miglioramenti prodotti.
Una occasione mancata che potrebbe essere rimediata con quella di medio termine. Un primato assoluto da spendere bene, dimostrando che in Calabria si fa ciò che non si fa altrove. Finalmente, in meglio.

* docente Unical

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