Rapinano e sequestrano un avvocato, due arresti a Lamezia
LAMEZIA TERME Nelle tre ore in cui si è trovato segregato in una cella frigorifera in disuso, all’interno di un capannone abbandonato, C.S., un noto avvocato di Lamezia Terme, ha trovato il modo di s…

LAMEZIA TERME Nelle tre ore in cui si è trovato segregato in una cella frigorifera in disuso, all’interno di un capannone abbandonato, C.S., un noto avvocato di Lamezia Terme, ha trovato il modo di scrivere il proprio nome e cognome, con mezzi di fortuna, all’interno di quella era diventata la sua prigione. Una prova della sua presenza in quel luogo, una delle prove che hanno portato all’arresto dei suoi aguzzini Michelangelo Gabriele Cunsolo, 52 anni, e Antonella De Vito, 46, rispettivamente marito e moglie, accusati di rapina a mano armata e sequestro di persona.
I fatti si sono svolti lo scorso 12 gennaio quando l’avvocato incontrò i due coniugi per farsi dare le chiavi di una proprietà, appartenuta ai due, a Sant’Eufemia in zona Palazzo, che il legale aveva comprato ad un’asta giudiziaria. Per diverso tempo, dopo l’acquisto, l’avvocato aveva permesso agli ex proprietari di poter raccogliere le proprie cose all’interno del terreno, come i frutti che avevano messo a coltura. Ma dopo diversi mesi non riusciva più a rientrare in possesso delle chiavi. Finalmente, il 12 gennaio, Cunsolo e De Vito decidono di incontrarlo. Ma l’appuntamento ben presto si trasformò in una trappola: l’uomo venne immobilizzato, legato con delle fascette, derubato di quanto aveva nel portafogli (350 euro), compresi i documenti e costretto, sotto la minaccia di una pistola semiautomatica, a sottoscrivere un contratto preliminare di vendita, della stessa proprietà presa all’asta, a favore dei due. Poi, per tre ore, mentre i coniugi si recavano all’agenzia delle entrate per registrare il contratto, C.S. è stato tenuto segregato in una cella frigorifera dismessa. È qui che i carabinieri della compagnia di Lamezia Terme, guidati dal capitano Fabio Vincelli, hanno trovato una delle prove, come denunciato dall’avvocato.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Luigi Maffia, si è avvalsa di testimonianze, acquisizioni documentali e immagini video che hanno permesso di appurare la responsabilità dei due coniugi, oggi accusati di rapina e sequestro di persona e ristretti nelle carceri di Catanzaro e Castrovillari, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it