Non è la prima volta che Carlo Tansi denuncia pubblicamente le storture che, a suo dire, gli impediscono di svolgere come vorrebbe il suo ruolo di dirigente della Protezione civile regionale. Più volte, dal suo profilo Facebook, si è riferito, più o meno esplicitamente, a determinate situazioni di difficoltà e di ostacolo al suo lavoro che sarebbero indotte da non meglio identificate personalità della burocrazia regionale e del mondo sindacale. Questa volta, però, Tansi si spinge oltre e, con un post pubblicato sul social network domenica mattina, minaccia addirittura di dimettersi «se queste situazioni non si risolveranno entro la prossima settimana». Le sue parole delineano una situazione molto grave, perché si parla di questioni che «mettono seriamente in pericolo la sicurezza dei calabresi in caso di calamità».
La sala operativa della protezione civile regionale, per cominciare, «continua a bloccarsi ogni volta che un temporale fa andare via la luce». Anche i sistemi informatici «sono inesistenti e quando esistono sono fatiscenti e inadeguati per la gestione di grandi emergenze». Una situazione «da fantascienza». E tutto ciò accade, sottolinea Tansi, in una regione che è tra le più esposte al mondo ai rischi naturali. I fondi europei per intervenire – scrive ancora Tansi – ci sarebbero, ma rischiano di perdersi «perché continuano a restare bloccati su quella maledetta scrivania di una funzionaria burocrate. Avrei voluto fare il suo nome e cognome».
Per ciò che riguarda, poi, l’organizzazione «di un personale professionalmente inadeguato e spesso non particolarmente affezionato al lavoro», a ostacolare il lavoro di Tansi ci sarebbe «un micro-sindacato che ha bloccato il processo di riorganizzazione che avevo avviato da mesi, che difende interessi indifendibili attaccandomi pubblicamente dal primo giorno del mio insediamento e che nei giorni scorsi mi ha anche citato in giudizio per diffamazione a seguito di alcune dichiarazioni pubbliche apparse su Facebook su questo stato di cose. Anche in questo caso – aggiunge – avrei voluto fare nome e cognome». E questa, prosegue il dirigente della Protezione civile calabrese, è solo «la punta di un enorme iceberg di difficoltà che sto incontrando nell’espletamento nelle mie funzioni di dirigente: a causa di un perverso sistema burocratico-sindacale alimentato da certa politica animata da “faide” interne, ogni banale pratica si trasforma quotidianamente in un muro di gomma circondato da sabbie sempre più mobili che impediscono il cambiamento». Ma quando ha spiegato queste cose ai vertici della Regione, dai piani alti della Cittadella gli avrebbero detto di evitare di esternare pubblicamente il suo disagio: «Con uno sfogo appassionato, giovedì scorso ho comunicato questa mia situazione di frustrazione e disagio ad uno dei massimi rappresentanti dei vertici politici della regione. Mi ha detto che sono tenuto ad osservare il comportamento deontologico che la legge mi impone in qualità di dirigente e che devo manifestare un comportamento più consono al mio ruolo: non posso palesare le mie difficoltà. Da persona libera, che ha sempre rispettato la altrui libertà, non posso reggere questa condizione. Non mi rimane – conclude Tansi – che dimettermi se queste situazioni non si risolveranno entro la prossima settimana».
s. pel.
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