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A Condofuri un laboratorio territoriale in difesa del paesaggio

CONDOFURI Le scelte destinate ad avere un’incidenza diretta e concreta sul territorio dovranno “passare” attraverso un vero e proprio laboratorio territoriale in cui i rappresentanti delle istituzi…

Pubblicato il: 06/10/2016 – 11:51
A Condofuri un laboratorio territoriale in difesa del paesaggio

CONDOFURI Le scelte destinate ad avere un’incidenza diretta e concreta sul territorio dovranno “passare” attraverso un vero e proprio laboratorio territoriale in cui i rappresentanti delle istituzioni saranno chiamati a confrontarsi con le istanze dei cittadini. È l’obiettivo, di certo non da poco a determinate latitudini, che è stato raggiunto a Condofuri dopo l’assemblea popolare tenutasi sabato scorso per discutere del progetto del lungomare e affermare la difesa del litorale e del paesaggio. Un momento di confronto diretto, quello del primo ottobre, nato evidentemente da un bisogno di comunità e di tutela dell’ambiente e dei beni collettivi dopo decenni di cementificazione selvaggia che hanno piegato il territorio.
La difesa dell’«ultima spiaggia», e l’elaborazione di un progetto “sostenibile” di lungomare, è dunque diventata l’approdo più importante dei diversi momenti di confronto tra associazioni avvenuti negli ultimi anni nella area grecanica reggina. Protagonisti dell’incontro sono state una serie realtà attive sul territorio (Pro Loco, Comitato Civico “Pro Condofuri”, Gruppo archeologico “Valle dell’Amendolea”, Associazione sportiva dilettantistica “Condofurese”, Cooperativa “Tutela dell’Aspromonte”, Associazione culturale “Cu.mel.ca.”, Associazione “La tarantella crea dipendenza”, Circolo del cinema “Il pettirosso”) e l’amministrazione comunale di Condofuri che, in vista di alcune scelte amministrative da adottare a breve in merito al progetto del lungomare, ha scelto – a differenza di altre amministrazioni locali – la strada del dialogo con il territorio.
All’incontro hanno partecipato esperti come Giuseppe Barbaro (professore associato di Regime e protezione dei litorali dell’Università Mediterranea di Reggio), Giuseppe Bombino (presidente dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte), Rosalba Petrilli (biologa), Piero Polimeni (ingegnere, responsabile Ambiente-Polo di innovazione Energia e Ambiente della Calabria), Salvatore Urso (naturalista), Alberto Ziparo (professore di Pianificazione urbanistica). Proprio quest’ultimo ha rilevato la «valenza importante che hanno le iniziative come questa, che alzano il livello culturale del dibattito pubblico e ci riportano a parlare tra di noi non solo di ambiente e di paesaggio». E lo stesso sindaco di Condofuri, Salvatore Mafrici, ha salutato con favore la volontà di creare un laboratorio territoriale che sia occasione di confronto e di dialogo tra le varie anime del territorio.
«La convinzione che si è fatta strada in ognuno di noi – ha spiegato Francesco Manglaviti, presidente Gruppo archeologico Valle dell’Amendolea – è che il tempo della cementificazione selvaggia è oramai alle spalle. Siamo saturi di muri e barriere, quello di cui abbiamo bisogno è poterci godere uno scorcio di spiaggia libera da intralci e un entroterra fatto di natura incontaminata e spunti panoramici di valenza incantevole. Paradossalmente, il mancato sviluppo ci ha consegnato un territorio di straordinario valore, quindi – ha rimarcato Manglaviti – è nostro preciso dovere consegnarlo alle future generazioni quantomeno così come lo abbiamo trovato. Per tale ragione la nostra proposta è quella di lasciare fluttuare il mare, libero di modellare a suo piacimento l’arenile fatto di dossi sbilenchi e piccole dune dove la tartaruga può deporre le sue uova ma anche il comune mortale può costruire tutti i castelli di sabbia di cui, specie oggigiorno, ha tanto bisogno».
A ricostruire il percorso attraverso cui si è arrivati all’«ultima spiaggia» è stato l’artista-ricercatore Valentino Santagati: «Due anni fa nella piazza di Amendolea un avvenimento per nulla comune dalle nostre parti fu per chi lo visse il segno e il sostegno di una svolta. Fu l’auspicio di un sol dell’avvenire che i presenti videro sorgere comodamente e pacatamente assisi su sedie disposte a circolo, mentre si impegnavano in un’assemblea pubblica dalla quale erano stati banditi microfoni, cattedre e pulpiti. Nasceva dallo stesso bisogno di comunità, di bellezza, di giustizia, di pace, di tutela dell’ambiente e dei beni collettivi espresso oggi diffusamente da coloro che vorrebbero chiudere la stalla prima che fuggano tutti i buoi. La chiamammo con la glossa palea Ismìa jà tì zoi (Insieme per la vita), perché la preoccupazione e la speranza passeggiavano a braccetto nei nostri cuori. Da allora in poi, prima dell’Ultima spiaggia, una vocazione assembleare legata a temi ambientali fece capolino in ogni iniziativa delle associazioni attive nel territorio. Questa lenta e frammentaria elaborazione collettiva, affiorata tra le contraddizioni della nostra realtà, questi conati di protagonismo sociale, culturale e politico nel segno della riappropriazione del territorio dopo decenni di sfiducia, clientelismo, cura di interessi particolari e disprezzo di quelli generali, decisioni assunte nelle segrete stanze e imposte dall’alto, hanno gettato le basi per l’Ultima spiaggia del 1 ottobre, senz’altro il momento finora più importante della costruzione democratica in corso».
Nel laboratorio territoriale nato dall’«ultima spiaggia», che già ha dato vita a una prima riunione operativa, sarà dunque presente una delegazione tecnica che rappresenterà le istanze dei cittadini, delle associazioni e dei comitati che sono scesi in campo per tutelare il paesaggio. Così, attraverso lo studio dei documenti e del materiale audiovisivo messo a disposizione dell’assemblea, si tenterà di arrivare a un progetto condiviso per il lungomare – sono coinvolti anche i Comuni di San Lorenzo, Bagaladi, Melito, Montebello e Roghudi – che, si spera, possa essere “contagioso” per le realtà vicine e che venga adottato, nel metodo partecipato e condiviso, per approcciarsi ad ogni altra questione che riguarda la difesa del territorio.

s. pel.

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