REGGIO CALABRIA Da emissari dei clan di Archi, hanno tentato di estorcere denaro a un noto imprenditore che stava ristrutturando un immobile in pieno centro, ma l’unica cosa che hanno rimediato è una condanna pesantissima. All’esito di un processo rapido, che ha chiuso un’indagine lampo, meno di un anno dopo dalla denuncia dell’imprenditore, 10 anni e 8 mesi più diecimila euro di multa sono stati inflitti a Sebastiano Musarella, 10 anni e diecimila euro di multa a Fortunato Caracciolo e 9 anni e ottomila euro di multa sono andati a Domenico Neri.
Circa un anno fa, i tre si erano presentati in pieno giorno di fronte all’immobile in centro città che un noto imprenditore stava ristrutturando, pretendendo il pagamento della “tassa di sicurezza”. Si sentivano protetti dal riserbo che l’omertà ha sempre garantito, garantiti dalla paura che il solo evocare l’ombra dei De Stefano ha sempre generato, ma questa volta l’imprenditore che hanno tentato di strozzare ha reagito. Grazie alla denuncia dell’uomo, come alle preziose testimonianze degli operai Caracciolo, Neri e Musella sono finiti in manette con l’accusa di tentata estorsione aggravata dall’articolo sette che indica le modalità mafiose.
Il loro obiettivo era l’immobile – situato sul corso Garibaldi, in pieno centro cittadino – che l’imprenditore aveva di recente acquisito e che stava ristrutturando. E per il quale – sostenevano – avrebbe dovuto pagare l’ormai nota “tassa di sicurezza” alle famiglie di Archi. Per questo motivo, tra settembre e ottobre, a turno i tre si sono recati più volte sul cantiere, minacciando sempre più esplicitamente non solo l’imprenditore, ma anche gli operai. Seguendo il più classico canovaccio dell’intimidazione mafiosa, hanno più volte intimato ai lavoratori di «consigliare» al capo di «mettersi in regola» per evitare problemi, ma di fronte all’inefficacia delle loro minacce non hanno esitato ad alzare il tiro. Non più tardi del 20 ottobre dello scorso anno, uno dei tre ha intimato al malcapitato operaio di dire «al capocantiere di andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere».
Quello che i tre non potevano immaginare è che, già dopo la prima minaccia, l’imprenditore si era preoccupato di denunciare in procura l’accaduto. A verbale, l’uomo mette indicazioni precise non solo su quanto avvenuto, sull’ubicazione dell’immobile e sui problemi che da tempo si trascinavano con l’ex proprietario «il quale in alcune circostanze mi ha espressamente invitato ad interrompere i lavori di ripristino dell’immobile», ma anche sull’ubicazione delle telecamere e su chi fra i suoi dipendenti avrebbe potuto contribuire all’indagine. Tutti elementi messi a frutto dagli uomini della Mobile che per ordine dei pm Roberto Di Palma e Anna Maria Frustaci, hanno iniziato a tenere d’occhio il cantiere. E non hanno tardato a individuare i tre estorsori.
Beccati anche grazie all’analisi delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza della zona e identificati grazie alla preziosa collaborazione degli operai, Caracciolo, Neri e Musarella sono stati monitorati per qualche tempo, prima di procedere all’arresto. Del resto, per inquirenti e investigatori non si tratta di sconosciuti. Caracciolo ha precedenti per furto aggravato, danneggiamento, lesioni, detenzione illegale di armi e rapina e più volte è stato fermato con uomini dei De Stefano o dei Tegano. Musarella invece ha già collezionato diversi arresti – come uomo dei clan era già finito in manette nell’ambito delle inchieste Eremo e Araba Fenice – mentre Neri, non ha a carico precedenti importanti. Ma la cosa – sottolineano gli inquirenti – non deve ingannare «atteso che da più approfonditi accertamenti, lo stesso risulta essere soggetto pienamente inserito nelle dinamiche delle consorterie criminali sedenti sul territorio. Infatti un attento esame delle frequentazioni del Neri permette di rilevare che lo stesso si accompagna sovente con Giovanni Maria De Stefano per il quale, è palese, svolge funzioni di autista».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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