CATANZARO Una nuova pagina si aggiunge a quello che a tutti gli effetti sta diventando un piccolo romanzo in salsa catanzarese. La vicenda dell’assegnazione del complesso monumentale del San Giovanni all’università “Magna Graecia” da parte del Comune, potrebbe sfociare in azioni legali da parte dei cittadini che non ritengono non solo utile ma neanche legittima la delibera dell’Aula rossa di Palazzo de Nobili.
Nelle scorse ore, l’avvocato Luana Tassone, ha presentato per conto del comitato spontaneo “Tutela del complesso del San Giovanni” una diffida al Comune avente ad oggetto proprio la delibera con cui venivano assegnate all’ateneo catanzarese le sale del primo piano del complesso per l’espletamento di master universitari e corsi di Alta Formazione.
Il documento protocollato nella giornata di mercoledì con cui si chiede l’annullamento della delibera cita la relazione effettuata dai tecnici dell’ateneo dalla quale si evince come sia stata riscontrata «l’inadeguatezza degli spazi, ai fini didattici, per i corsi di laurea ad elevato numero di studenti e conseguentemente esprimeva parere non favorevole all’insediamento del Corso di laurea in Scienze Tecniche di Psicologia Cognitiva presso la struttura del complesso monumentale del San Giovanni». Così, prosegue la diffida, il comitato si domanda come sia possibile che la struttura non fosse adeguata ad ospitare il corso di Psicologia, ma sia adeguata ad ospitare i corsi di Alta Formazione, per i quali – tra l’altro – il rettore Aldo Quattrone aveva annunciato una partecipazione tre volte superiore a quella prevista per il corso di laurea (tra 400 e 1000 studenti per l’Alta Formazione contro i non più di 300 di Psicologia).
Inoltre, il piano terra del complesso è sprovvisto di servizi igienici, pertanto sarebbe per l’Asp difficile autorizzarne l’utilizzo a fini didattici, senza contare l’impossibilità di adeguamento della struttura con banchi singoli o speciali secondo la normativa.
I profili di illegittimità della delibera sollevati dal comitato, poi, non si fermano qui e riprendono la posizione più volte espressa da alcuni consiglieri comunali di minoranza che si sono astenuti durante la votazione della delibera stessa: «Il complesso – si legge ancora nella diffida – è vincolato dalla Soprintendenza per i beni culturali e qualsiasi intervento anche di semplice adattamento dovrebbe ottenere la necessaria autorizzazione in ossequio alle disposizioni del d.lgs. 42/2004 (come da nota indirizzata al Comune di Catanzaro proprio dalla Soprintendenza, ndr)».
Altro ostacolo alla concessione evidenziata dalla diffida è che il bene è sotto la disponibilità della Fondazione Politeama, che è l’unica titolata a disporre dell’utilizzo del complesso: la sua seppur parziale alienazione a favore dell’università, dunque, non solo potrebbe non essere possibile da parte del Comune, quanto svuoterebbe di una funzione prevista allo statuto la stessa Fondazione.
Tanta carne al fuoco quindi, al punto che la diffida del comitato intima al Comune di annullare la delibera di concessione d’uso del bene all’università: «In caso contrario – si legge nel documento – verranno adite le competenti autorità giudiziarie e amministrative con aggravio di spese ad esclusivo carico del Comune di Catanzaro».
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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