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Quei 10 milioni ai più veloci con il mouse

CATANZARO Dieci milioni messi in palio per chi ha le dita più veloci. Per chi è più bravo a saltare da un punto all’altro dello schermo per protocollare una domanda che – successivamente (ci manche…

Pubblicato il: 12/01/2017 – 16:55
Quei 10 milioni ai più veloci con il mouse

CATANZARO Dieci milioni messi in palio per chi ha le dita più veloci. Per chi è più bravo a saltare da un punto all’altro dello schermo per protocollare una domanda che – successivamente (ci mancherebbe) – sarà vagliata da una commissione. Non è un gioco a quiz ma il bando “Macchinari e impianti” che la Regione ha stoppato e la giunta messo nel mirino nella riunione di cui ieri l’ufficio stampa ha “dimenticato” di dare comunicazione ai cittadini. Si badi bene, non è il primo né l’unico bando a sportello utilizzato dalle pubbliche amministrazioni per distribuire fondi ma – è convinzione diffusa tra gli esperti del settore – si spera sia l’ultimo. Perché il metodo (in generale) convince poco e ancor meno la sua applicazione (tutta calabrese). Il primo dato è politico e non si discosta molto dal problema individuato dal consigliere regionale Fausto Orsomarso: «Gli imprenditori calabresi non meritano certo che una domanda di agevolazione e di ossigeno alla propria attività venga cestinata per un click fatto in ritardo». E poi ci sono tante questioni tecniche legate ai buchi nella procedura del “clic day”. Abbiamo cercato di ricostruirle sentendo progettisti e operatori.

DOPPIO CLIC PER I PIÙ “SGAMATI” Cerchiamo di ricostruire la procedura seguita dalle aziende per partecipare al bando. Ci si iscrive con email e password, poi si carica il progetto, che diventa un unico file pdf (di dimensioni variabili, ovviamente, a seconda degli allegati contenuti). A questo punto al file va apposta la firma digitale: il progetto viene caricato sul sistema. È l’ultimo step in cui l’utente può intervenire. Da questo punto in poi la procedura è standard e i passaggi sono tre: 1. si clicca su «Invia la domanda»; 2. appare una finestra che chiede «Vuoi inviare la domanda?»; 3. compare un’altra finestra con l’indicazione «Vuoi protocollare la domanda?». Il più veloce vince (sempre se arriva a raggiungere il punteggio minimo nella valutazione della commissione). Il punto è proprio questo: alcune aziende hanno cliccato tre volte per arrivare al dunque, altre soltanto due. Non hanno imbrogliato: si sono semplicemente accorti – secondo i maligni sarebbero stati informati preventivamente – che era possibile portarsi avanti con l’iter (la pagina che si apriva dopo «Invia la domanda» si aggiornava in automatico, ma non tutti lo sapevano). Sembra una differenza da poco ma non lo è: guadagnare un secondo in questo genere di bandi significa scalare più di 100 posizioni. È questo il punto su cui si è impuntato il carro in giunta, rischiando di provocare un terremoto politico. Sfortunatamente, non è l’unica questione che resta aperta.

IL ROBOT DIETRO L’ANGOLO Altro (presunto) difetto nella procedura. Esistono sistemi automatizzati per rendere più rapido il clic. Non è escluso che qualcuno abbia potuto utilizzarli, visti i rapidissimi tempi di risposta. È regolare? Sì, se non si prevedono sistemi per neutralizzare l’aiutino tecnologico. Si poteva disinnescare l’anomalia. Lo fa da anni l’Inail che, nei suoi clic day, prevede – all’apertura delle finestre di caricamento dei dati – l’inserimento di un codice alfanumerico che i sistemi automatici non sono in grado di fornire.

DIGITAL DIVIDE Ulteriore questione (ma è più da esperti): il digital divide in Calabria c’è. E non è uguale spedire una domanda con la rete che viaggia a 7 mega o la fibra a 100 mega. Certo, con questo la Regione e chi ha gestito la piattaforma non c’entrano nulla. Ma si torna al punto di partenza: perché privilegiare la velocità rispetto al contenuto dei progetti? Non è il contrario della logica?

DISCREZIONALITÀ L’unica cosa certa era proprio questa (prima della sospensione): vince chi arriva prima. Una domanda che avesse ottenuto 90 punti su 100 sarebbe stata battuta da una con 60 punti, purché la seconda fosse arrivata prima nello sprint per avere i fondi. E la meritocrazia? Ci penseremo un’altra volta. Per non parlare del fatto che – sempre stando agli esperti contattati dal Corriere della Calabria – nella valutazione successiva all’arrivo dei progetti alla Regione, sarebbe prevista una discrezionalità troppo ampia. I punti assegnati in maniera oggettiva (ad esempio per la previsione di assunzioni o per la rinuncia a una quota di contributi a fondo perduto o per le aziende che fanno parte di poli d’innovazione) arrivano a un totale di 50, e la quota minima d’ingresso è 60. Significa che la commissione ha ampi poteri discrezionali: può scegliere, in sostanza, cosa è davvero innovazione e cosa non lo è. E, quando si ha a che fare con i bandi regionali, più ampi sono i poteri concessi maggiori le perplessità sui giudizi.

“VINCITORI” IMBUFALITI Fin qui i dubbi. Perché poi ci sono le certezze. Ce le raccontano i rappresentanti di alcune ditte che si sono piazzate in posizione utile per ottenere i finanziamenti previsti dal bando: «Il sistema potrà anche non piacere – spiegano chiedendo l’anonimato – ma era chiaro. Ed eravamo tutti nella stessa posizione. Siamo stati più veloci degli altri e abbiamo testato prima il sistema, accorgendoci della possibilità di rendere più rapida la procedura. Cambiare le regole in corsa non ci sembra la soluzione più equa». Il rischio è che l’eventuale annullamento della procedura apra la strada a una serie di ricorsi. A perdere la possibilità di acquisire un cospicuo finanziamento non ci sta nessuno. La burocrazia regionale potrebbe anche decidere di azzerare tutto, fissando un nuovo “clic day” o pubblicando un nuovo avviso. Ma la soluzione della vicenda passerà comunque dall’aula di un Tribunale. Comunque vada, ci sono grane in arrivo.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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