COSENZA Odi et amo. La piazza più odiata e, al contempo, la più amata dai cosentini. Piazza Bilotti o – a dispetto della recente toponomastica dovuta all’omonimo mecenate di origini brezie – piazza Fera, così come la chiamano ancora i passeggiatori seriali più attempati o come persino uno dei locali della movida giunta fin lì che ha voluto dedicargli l’insegna. Nodo urbanistico che coniuga il corso principale, ormai isola pedonale, ed il segmento nord cittadino sviluppatosi nei lontani anni del boom economico. La piazza che nel secolo breve ospitava le oceaniche adunate dei comizi della Prima Repubblica e le sfilate coi caroselli del futbol.
Agorà, quindi, non solo reale restituita all’utenza un mese addietro con un cerimonia di «consegna ai cittadini» da ricordare dopo lavori durati anni, ma anche feticcio di costante polemica, veleni, infiniti dibattiti politici e non. Che questa mattina si è svegliata coi nastri della Guardia di finanza a cingerne il parcheggio sottostante su indicazione dell’Antimafia (che indaga sui legami criminali della ditta che ha realizzato la struttura). Sebbene sotto un timido sole poco o niente sembrava cambiare dal tran tran quotidiano a parte qualche autovettura delle Fiamme gialle: c’è persino un operaio intento a lavorare. È piena di sostenitori piazza Bilotti, ed anche di detrattori.
Perché, inutile girarci intorno, il recente restyling ha fatto molto discutere Cosenza. C’è chi la considera una colata di cemento priva di alcuna beltà e raziocinio e chi invece ne ha apprezzato le forme ricordando che proprio in quello stesso luogo albergava ormai un enorme parcheggio a cielo aperto privo di altre funzioni. Ma l’acme della diatriba si è vissuta durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative che ha visto il successo di Mario Occhiuto con percentuali storiche. Quando cioè la coalizione che vi si contrapponeva l’aveva definita, nel migliore dei casi, un “ecomostro”, paventandone un rimodellamento in caso di vittoria.
Al contrario del sindaco architetto che molte fiches ha puntato sull’opera nei suoi due governi. Sia prima dei lavori di rifacimento con eventi e luminarie – i cerchi colorati, che ora hanno ceduto il passo alle lanterne, hanno costituito un must per i cosentini finendo in copioni teatrali e brani musicali – che dopo, ovvero, cronaca dell’altro giorno, col mega concerto di Capodanno affidato, anche qui dispute, alle note della popstar iberica Alvaro Soler. Una sorta di mutazione genetica del luogo che ha contaminato pure gli esercizi commerciali che vi si affacciano. Diverse le saracinesche di negozi tradizionali chiuse durante i lavori, più di qualcuna che sta riaprendo oggi con attività di ristorazione indirizzata magari ai più giovani. La piazza comunque, sebbene non completata (mancano le statue, i Filosofi Guerrieri di Giuseppe Gallo già acquistati dall’amministrazione, ed ovviamente il parcheggio sotterraneo sequestrato di fresco) continua a catalizzare i cosentini se è vero che addirittura durante la nevicata della scorsa settimana, teenager agguerritissimi usavano le oramai note vele come piste per lanciarsi cogli slittini. Quelle stesse vele che, secondo i più critici, toglierebbero aria e respiro al panorama circostante. Anche se, l’ombra ben più inquietante che si allunga su piazza Bilotti, potrebbe essere quella della ‘ndrangheta.
Edoardo Trimboli
redazione@corrierecal.it
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