REGGIO CALABRIA Associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio. Sono questi solo alcuni dei reati contestati ai 33 fermati per ordine della Dda di Reggio Calabria fra la Piana di Gioia Tauro e Milano. Per gli inquirenti, sono tutti uomini del clan Piromalli, storico casato mafioso egemone sul mandamento tirrenico reggino, che negli anni hanno esteso gli interessi e gli affari della casa madre non solo in altre regioni d’Italia, come la Lombardia, ma persino negli Stati Uniti.
Al centro dell’operazione, Antonio Piromalli, figlio del boss Pino, detto Facciazza, trasferitosi a Milano dopo una prima condanna a 7 anni, per sfuggire alle attenzioni di investigatori e magistrati. Una tattica per molti anni vincente, che ha permesso a Piromalli jr di costruite un reticolo di società e imprese con cui ha infettato i settori più diversi, dall’edilizia al settore agroalimentare, dal turismo alla moda. Ma Milano è servita al rampollo dei Piromalli anche per stringere i rapporti che hanno permesso al clan di inondare gli Stati Uniti di olio di sansa, venduto come extravergine di oliva di alta qualità. A renderlo possibile, un noto imprenditore italoamericano, che non si è tirato indietro al momento di fare affari con i clan. «A Milano invece erano gli imprenditori in giacca e cravatta, capaci di stringere importanti accordi commerciali con interlocutori nazionali e internazionali – spiega il procuratore capo Federico Cafiero de Raho – ma a Gioia Tauro, gli uomini del clan hanno continuato a muoversi con i classici metodi dell’imposizione e dell’intimidazione mafiosa, hanno difeso con i kalashnikov i loro interessi criminali sul porto e avevano il controllo totale delle squadre attive nello scalo».
Il porto era cosa dei Piromalli, così come i traffici di droga che lo usano come snodo. Un dominio storico, che tuttora, il clan che a Milano vede i suoi uomini muoversi in giacca e cravatta fra fiere e cda, è disposto a difendere con le armi. Stesso feroce metodo con cui viene tutelato il predominio che i Piromalli hanno sul territorio. Lo ha imparato sulla propria pelle Michele Zito, uomo dei Molè, che ha rischiato di pagare con la vita gli screzi con un uomo dei Piromalli. Ma lo sanno anche coloro che hanno tentato di infiltrarsi in cantieri e affari, come quello che puntava a realizzare un gigantesco centro commerciale a Gioia Tauro, all’altezza dello svincolo autostradale della Salerno- Reggio Calabria.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
Questi i nomi dei 33 fermati.
– Francesco Sciacca
– Alessandro Pronesti
– Antonio Piromalli
– Loredana Sciacca
– Giovanni Scibilia
– Carmela Sciacca
– Rocco Saccà
– Nicola Rucireta
– Paolo Vincenzo D’Elia
– Michele D’agostino
– Francesco Trunfio
– Giuseppe Barbaro
– Domenico Barbaro
– Grazia Piromalli
– Francesco Cordì
– Domenico Stanganelli
– Rocco Dato
– Teodoro Mazzaferro
– Amedeo Fumo
– Pasquale Guerrisi
– Pietro Gallo
– Annunziata Sciacca
– Carmelo Bagalà
– Vincenzo Bagalà
– Maria Martino
– Teodoro Mazzaferro
– Girolamo Mazzaferro
– Giuseppe Gangemi
– Giovanni Sergio
– Carmine Alvaro
– Francesco Arcuri
SCARICA LE FOTO DEI FERMATI NEL BLITZ
x
x