LAMEZIA TERME In molti luoghi del nostro Paese la mentalità mafiosa si insinua nel modo di pensare comune. È la mentalità dei boss, delle donne di mafia e dei giovani in carriera nelle cosche, ma anche quella che si respira nelle relazioni, nelle parole e nei silenzi delle città, a formare una pedagogia perversa, quella che evoca “Cattivi maestri – La sfida educativa alla pedagogia mafiosa” di Giacomo Panizza per le edizioni Dehoniane. L’educazione dei giovani criminali, allenati a collocare in secondo piano i sentimenti e l’amicizia, avviene sul campo, anche attraverso le condanne, pure feroci, di coloro che sbagliano, dimostrazioni lampanti che uno sparuto gruppo di persone riesce ad “ammaestrare” interi quartieri e intere città.
Una vera e propria “pedagogia mafiosa” che si può contrastare solo con un’educazione alternativa. Panizza, prete bresciano che vive in Calabria da oltre trent’anni, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme la comunità “Progetto Sud”. È nel mirino delle cosche dal 2002 per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e per aver preso in gestione un edificio confiscato. Da allora vive sotto protezione. Tra le sue pubblicazioni più recenti: “Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso. La storia del prete che ha sfidato la ‘ndrangheta” (con Goffredo Fofi, Feltrinelli 2011) e “Il dono e lo scambio” (con Dario Antiseri, Rubettino 2012). Per le Edizioni Dehoniane ha pubblicato “La mafia sul collo. L’impegno della Chiesa per la legalità nella pastorale” (2014).
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