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Scambio elettorale politico-mafioso, chiesto il processo per De Feo

LAMEZIA TERME Con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso il pm Elio Romano della Distrettuale di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio di otto persone. La maggiore accusata è Angela De…

Pubblicato il: 13/05/2017 – 7:38
Scambio elettorale politico-mafioso, chiesto il processo per De Feo

LAMEZIA TERME Con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso il pm Elio Romano della Distrettuale di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio di otto persone. La maggiore accusata è Angela De Feo, 56 anni, di Catanzaro, candidata al consiglio regionale nelle elezioni dell’ aprile 2005 con il Nuovo Psi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe lei la persona che avrebbe consegnato 50mila euro a Pasquale Giampà, esponente di spicco dell’omonimo clan lametino per ottenere l’appoggio elettorale per le regionali di 12 anni fa. A lei gli inquirenti sono arrivati grazie alle dichiarazioni rilasciate nel settembre del 2012 dall’ex boss Giuseppe Giampà, poi divenuto collaboratore di giustizia: «Una donna diede 50.000 euro a mio cugino Pasquale Giampà per le elezioni regionali». Esponente quest’ultimo, soprannominato “mille lire”, anche esso divenuto poi collaboratore di giustizia. A fare da tramite con lui, De Feo – secondo il racconto di Giuseppe Giampà – si sarebbe rivolta a Romolo Villirillo, 39enne di Cutro e considerato uomo del clan Grande Aracri.
Al termine della lunga indagine, ora la Dda ha chiesto il processo oltre che per De Feo e Villirillo anche per i collaboratori di giustizia Pasquale Giampà, Angelo Torcasio, 34 anni, Rosario e Saverio Cappello (padre e figlio rispettivamente di 57 e 39 anni ritenuti anche essi appartenenti alla cosca lametina), come anche per gli altri esponenti della stessa cosca Vincenzo Bonaddio, 58 anni e Aldo Notarianni, 53 anni.
«Tale Villirillo – riporta il Quotidiano del Sud la ricostruzione di Giuseppe Giampà – proveniente da quelle zone ci proponeva di dare appoggio elettorale ad una candidata donna che doveva presentarsi alle elezioni regionali, di cui mi sfugge il nome; dando cambio 50 mila euro anche se poi non mi risulta che la donna prese un numero di voti sufficiente per essere eletta. I soldi se li suddivisero Pasquale Giampà, Aldo Notarianni, Vincenzo Bonaddio, e una parte finì anche alla “montagna” cioè alla famiglia Cappello».
I riscontri poi effettuati a quelle parole da parte della squadra mobile – su disposizione della Distrettuale di Catanzaro e supportate da altri dichiarazioni di ulteriori pentiti come Gennaro Pulice – avrebbero poi permesso agli inquirenti di ricostruire l’intera vicenda che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per gli otto.

 

 

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