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Cosenza, il pentito: «Marco Perna vuole fuggire in Brasile»

COSENZA Sono gravi le dichiarazioni che il collaboratore di giustizia Luca Pellicori ha formulato nei confronti di Marco Perna, Giovanni Giannone, Andrea Minieri, Giuseppe Chiappetta, Andrea D’Elia…

Pubblicato il: 07/07/2017 – 18:07
Cosenza, il pentito: «Marco Perna vuole fuggire in Brasile»

COSENZA Sono gravi le dichiarazioni che il collaboratore di giustizia Luca Pellicori ha formulato nei confronti di Marco Perna, Giovanni Giannone, Andrea Minieri, Giuseppe Chiappetta, Andrea D’Elia, Ippolito Tripodi, Giacinto Bruno, Paolo Scarcello, Francesco Scigliano e Ivano Ragusa che sono tutti imputati insieme a lui nel processo “Apocalisse”, accusati di associazione ai fini di spaccio. Dichiarazioni, quelle di Pellicori, che avevano spinto il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, a chiedere un aggravamento delle misure cautelari nei confronti dei componenti del gruppo Perna, i quali si trovano o ai domiciliari o liberi.
Secondo quanto reso in recenti verbali, infatti, Pellicori ha asserito che tutti gli esponenti del gruppo, nonostante l’applicazione di misure cautelari, continuano a svolgere attività di narcotraffico e recupero delle somme provento del reato. Pellicori ha inoltre riferito di un sofisticato sistema di telecamere e video sorveglianza che Marco Perna ­– il quale si trova in regime di detenzione domiciliare – avrebbe fatto installare nella sua abitazione con lo scopo di «aggirare i controlli di polizia giudiziaria», proseguire l’attività illecita e favorire gli spostamenti e l’incontro con altri associati. Dai primi accertamenti della pg è stata riscontrata la presenza di un videocitofono e, sul pianerottolo, è stato trovato un “punto luce” incassato sulla parete con una cornice metallica e al suo interno tre tappi di plastica di colore nero. Nella cornice non erano presenti interruttori o prese elettriche.

LE MINACCE A PELLICORI A spingere il pm a chiedere un aggravamento delle misure cautelari vi sarebbero anche delle condotte intimidatorie che Marco Perna, nel corso dell’udienza del 20 giugno scorso, avrebbe rivolto al collaboratore di giustizia rivolgendo all’avvocato di Pellicori, Michele Gigliotti, la seguente frase: «Avvocato, dica a Luca Pellicori che Marco Perna gli manda un abbraccio, anzi un bacio con la lingua». Lo scopo del messaggio, secondo l’accusa, è quello di indurre il collaboratore a ritrattare. Il comportamento è stato denunciato il giorno seguente dall’avvocato Gigliotti.

PERICOLO DI FUGA IN BRASILE Pellicori ha inoltre raccontato del proposito di Marco Perna di abbandonare il territorio nazionale per sfuggire a una eventuale sentenza di condanna. Queste dichiarazioni sarebbero avvalorate dalla vendita di due automobili di lusso (una Ferrari e una Maserati) intestate a terze persone ma nella disponibilità di fatto di Perna. Inoltre la compagna di Perna sarebbe stata intercettata mentre parlava con un’amica fornendo riscontro alle tesi dell’accusa e al racconto del collaboratore.

RIGETTATA LA RICHIESTA Secondo i giudici però la richiesta non può essere accolta poiché Pellicori si è pentito dopo il rinvio a giudizio e i verbali da lui resi vengono considerati attività integrativa di indagine.
La norma esclude che possano essere oggetto di attività integrativa di indagine gli atti per i quali è prevista la partecipazione dell’imputato o del difensore di questo. Inoltre essendo Pellicori coimputato per gli stessi reati che coinvolgono Marco Perna e gli altri per i quali è stato chiesto l’aggravamento della misura, non poteva essere interrogato sull’oggetto del presente processo. 
Per quanto riguarda il videocitofono e gli altro apparecchi «nulla prova – secondo i giudici – in ordine alla prosecuzione dell’attività illecita».
Per quanto riguarda il pericolo di fuga non ricorrerebbero «elementi inequivoci su cui fondare la concretezza del proposito».
E circa il “messaggio” inviato a Pellicori tramite il suo avvocato non può «desumersi sic et simpliciter un pericolo di inquinamento probatorio dal tenore del messaggio… data l’equivocità della frase e la scelta collaborativa ormai effettuata dal Pellicori, trasferito in località protetta».
Nessun aggravamento delle misure cautelari, dunque. Il processo prosegue e si attende che il collaboratore venga sentito in aula.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

 

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