GIOIA TAURO «Siamo qui per riaffermare che, se non c’è una strategia univoca che faccia camminare insieme il Paese sul piano dello sviluppo, la partita della crescita rischia di essere persa». Lo ha detto Susanna Camusso (nella foto), segretario generale della Cgil, a Gioia Tauro per partecipare ad all’iniziativa “L’Italia del Mezzogiorno” per presentare le idee di sviluppo del sindacato per il rilancio del Sud. «Un Piano – ha aggiunto la Camusso – che punta su un’agenzia generale sullo sviluppo che sappia rilanciare tutto il Sud e riallinearlo alla crescita di tutto il Paese. Anche sulla Zes che è stata sin dall’inizio una nostra proposta noi crediamo che deve essere inserita in un contesto di programmazione infrastrutturale e di creazione di livelli industriali collegati col Sistema Paese. Non basta ridurre le tasse».
Il porto di Gioia Tauro ha detto ancora Camusso, «deve essere potenziato con piani chiari di investimenti sullo sviluppo, sulla logistica e su iniziative che puntino a rivedere il ruolo del retroporto». Recentemente, a Gioia Tauro, è stato presentato il Piano strategico che dà il via alla fase esecutiva della Zes, Zona economica speciale. L’area della città della Piana e la sua area portuale ed industriale costituiscono il cuore della Zes che coinvolge anche le altre aree portuali di Vibo Valentia, Crotone, Corigliano, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, le aree aeroportuali di Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria e le aree industriali vocate.
«Un annus horribilis, il 2018, finora – ha sottolineato – per la sicurezza sul lavoro, visti le numerose morti che si sono verificate nel Paese». E a proposito della questione del caporalato: «Un problema – ha sostenuto – che deve essere superato puntando non solo sulla necessità di incrementare il sistema dei controlli, ma risolvendo il rapporto tra lavoro vero e precariato».
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LE RICHIESTE DELLA CGIL Sostenere la spesa e gli investimenti pubblici. Programmare le politiche industriali e i processi di innovazione creando una nuova Agenzia per lo sviluppo industriale, una nuova Iri. Connettere territori e persone con collegamenti materiali e immateriali finanziati da un Fondo destinato alla mobilità. Prendersi cura del territorio e di chi lo abita, con una strategia pluriennale che lo metta in sicurezza ed eviti lo spopolamento delle aree interne. Sono questi i capisaldi per la crescita, elaborati dalla Cgil in occasione dell’iniziativa “L’Italia del Mezzogiorno” che si svolge a Gioia Tauro alla presenza del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Nella piattaforma della Cgil si riconosce «un parziale ritorno di attenzione politica sul tema Mezzogiorno, con una serie di interventi governativi come “Masterplan” e patti territoriali» a fronte, però, del «divario aumentato negli anni di crisi». Il nodo principale dal quale partire per dare respiro al Sud resta, comunque, la mancanza di domanda di lavoro.
Cgil, sì a investimenti e innovazione, serve nuova Iri Tra le proposte avanzate dalla Cgil nel documento vi è «l’aumento dell’intensità dell’investimento pubblico nel Mezzogiorno, portando la spesa ordinaria in conto capitale dello Stato verso le regioni del Sud ad almeno il 45% del totale per un quinquennio».
Per la Confederazione il 34,5% attualmente previsto dall’ultimo “Decreto Sud” «non sarebbe sufficiente. Per quanto riguarda le risorse aggiuntive, programmazione europea e Fondo Sviluppo e Coesione, la Cgil chiede di accelerare la spesa concentrandola su un numero ridotto di progetti, ma ciò richiede una riforma dell’Agenzia per la Coesione Territoriale di modo da renderla in grado di operare nei territori».
In materia di programmazione, secondo gli esperti della Cgil, «l’assenza di una strategia unica e condivisa dei principali soggetti coinvolti, al di là di quelli governativi come Invitalia, Cdp, Agenzia per la Coesione, evidenzia la necessità di creare un’Agenzia pubblica, una sorta di nuova Iri per il governo delle politiche di sviluppo industriale e per la gestione dei fondi».
È necessario, inoltre, «introdurre un fondo destinato alla mobilità nel Mezzogiorno, considerando prioritari sia i grandi assi ferroviari e autostradali che quelli secondari per evitare la marginalizzazione di aree con il conseguente spopolamento. Connettere i territori non significa costruire solo collegamenti fisici, ma garantire anche l’infrastrutturazione sociale e immateriale».
Per la Cgil, infine, servono «le risorse e una strategia pluriennale per la messa in sicurezza, la cura e la valorizzazione del territorio e del patrimonio ambientale, la vera emergenza nazionale, e del Sud in particolare».
OLIVERIO: SOTTOSCRITTO UN ACCORDO CON HITACHI «Il tema posto al centro di questa iniziativa è più che mai attuale, più che mai un tema che assume il cuore di una questione nazionale. Ripartire dal sud per costruire una ipotesi di sviluppo, per aprire opportunità al nostro Paese e all’Europa è fondamentale». È quanto ha affermato il presidente della Regione Mario Oliverio intervenendo a “L’Italia del Mezzogiorno. Una strategia nazionale per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo del Paese”, iniziativa della Cgil tenuta a Gioia Tauro nella mattinata, all’interno dell’Auditorium dell’I.I.S. “Severi Guerrisi”, conclusa dal segretario generale dell’organizzazione sindacale Susanna Camusso.
«Ci sono oggi – ha proseguito Oliverio – questioni importanti: quella della disoccupazione, in particolare modo la disoccupazione giovanile, la stessa questione del lavoro che si ripropone in termini drammatici e si concentra soprattutto nel mezzogiorno d’Italia. Anche i segni timidi di una inversione del trend che ha caratterizzato gli anni della crisi, dal 2007 al 2014, in modo particolare, se non sono accompagnati da una strategia generale, da un grande progetto nazionale per il mezzogiorno, rischiano di essere effimeri e di rifluire alla prima difficoltà congiunturale che incontrano. Mettere in campo un piano ed una strategia generale, dentro la quale assumere anche iniziative e politiche regionali, significa in primo luogo porsi il problema del verso al quale il Paese deve essere orientato».
«Oggi siamo a Gioia Tauro, infrastruttura di fondamentale importanza per una strategia di sviluppo e di proiezione dell’Italia nell’Europa. Le sue potenzialità devono essere colte e per farlo è necessaria una iniziativa che veda le forze sociali, il Paese nel suo insieme, dispiegare una impostazione».
«Per questo è importante la vostra presenza qui oggi, è importante questa iniziativa che considero carica di questo significato: una scelta chiara, che definirei coraggiosa, rispetto alla prospettiva che deve essere indicata su Gioia Tauro», ha indicato alla affollata platea il presidente della Regione che ha quindi parlato della problematica relativa agli investimenti infrastrutturali, ai corridoi, all’ammodernamento infrastrutturale necessario «affinché Gioia Tauro possa essere davvero la porta del paese per l’Europa sul Mediterraneo; in una visione che deve guardare al progetto per il sud come un progetto rispetto al quale le risorse comunitarie devono essere risorse aggiuntive e non sostitutive dell’intervento ordinario».
«Questo – ha rimarcato ancora al riguardo – è il vero nodo che abbiamo davanti: le risorse comunitarie possono giocare un ruolo propulsivo e stimolatore della crescita se sono realmente aggiuntive e non sostitutive di un intervento straordinario che invece si contrae. Un grande progetto e una terapia d’urto sono necessari per il sud e verso questa impostazione».
«Noi, dopo anni di proclami, di auspici, abbiamo realizzato un grande risultato: l’obiettivo della Zes, uno strumento importante e strategico. Abbiamo fatto proposte precise. Ad esempio – ha informato Oliverio – abbiamo destinato risorse rilevanti sui contratti di sviluppo; siamo la prima Regione ad aver sottoscritto un accordo di programma con il Mise per i contratti di sviluppo, con 65 milioni di euro di risorse regionali aggiuntive a quelle nazionali; ciò per consentire un volume di investimenti per alimentare i contratti consistentemente. Abbiamo ancora orientato i contratti di sviluppo prioritariamente verso filiere e verso aree come la Zes che riteniamo trainanti per lo sviluppo della nostra regione, quali agroalimentare, manifatturiero, turismo. Abbiamo sottoscritto proprio negli scorsi giorni il primo contratto di sviluppo proposto da Hitachi, il che allargherà le attività produttive e l’occupazione di quella azienda».
«Credo che dall’incontro di oggi – ha concluso Oliverio – debba ripartire la ripresa di un grande dibattito sul sud, sulla questione meridionale che non è stata mai rimossa nelle sue implicazioni sociali, di ritardato sviluppo, nelle sue collocazioni di marginalità. Il Sud può diventare davvero la risorsa per una ripresa ed una rinascita del nostro Paese. La condizione, però, affinché questo avvenga è che si riprenda una grande discussione per rimettere il sud al centro delle politiche nazionali ed europee, perché attraverso il suo recupero come risorsa, collocata in un’impostazione più ampia di sviluppo, è possibile riaccendere i motori della crescita, non effimera ma solida del nostro Paese».
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