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L'sms dopo la bustarella: «Ti ho dato i soldi ma non hai sbloccato i lotti»
Dall’inchiesta che ha portato all’arresto di Antonietta Caruso e di un agronomo emergono i contatti tra la dirigente di Calabria Verde e l’imprenditore boschivo Spadafora: «Mi hai chiesto ventimila e…
Pubblicato il: 27/04/2018 – 14:12
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COSENZA Nella “bustarella” che Antonio Spadafora avrebbe consegnato ad Antonietta Caruso dirigente di Calabria Verde c’erano dentro 20mila euro. Se la sono scambiata nel mese di ottobre, in una stradina di montagna a Longobucco, tra i pini della Sila Greca. Rappresentava, secondo gli inquirenti, il lasciapassare al taglio boschivo della ditta riconducibile a Spadafora. Per la dirigente e l’agronomo Salvatore Procopio sono scattati gli arresti domiciliari (qui la notizia) con l’accusa di concussione, per l’imprenditore boschivo continua invece la detenzione visto il suo coinvolgimento nell’operazione “Stige” condotta dalla Dda di Catanzaro. «La collaborazione di Spadafora – ha spiegato il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla – è stata significativa anche perché si sentiva truffato. Aveva ottenuto il terreno in appalto diversi anni fa. Tutte le formalità venivano adempiute, ma poi ad un certo punto i lavori venivano bloccati sistematicamente». Nella sede di Calabria Verde, gli uomini del capitano Roseti hanno anche sequestrato dei pc ed altri documenti in uso al commissario straordinario dell’ente in house della Regione e ad altri dirigenti.
«Questa indagine – ha aggiunto Facciolla – mette il dito nella piaga del problema della gestione dei tagli dei boschi e, forse, anche degli incendi boschivi. Oggi documentiamo come vengono gestiti e affidati gli appalti per i tagli boschivi e cosa ci vuole per aggiudicarseli. Situazione che era già nota. Non avevamo la consegna materiale dell’illecito, ma avevamo già messo ben a fuoco com’era organizzata la situazione all’interno di Calabria verde. Questi meccanismi erano già noti. Adesso bisogna rimuovere chi rimane incagliato nelle maglie della giustizia perché gli elementi emersi sono molto gravi. L’inchiesta su Calabria verde va avanti da diverso tempo attraverso filoni che sviluppiamo man mano che emergono nuovi elementi. Nel caso di specie, i carabinieri forestali sono riusciti ad acquisire la “notizia criminis” ed a documentare poi il passaggio di denaro, avvenuto tra ottobre e novembre dello scorso anno».
L’INDAGINE Ai carabinieri della stazione di Cava dei Melis alcuni tagli effettuati al patrimonio boschivo non quadravano. La dirigente di Calabria Verde coordinava le operazioni delle guardie giurate che avrebbero dovuto effettuare i controlli nei boschi calabresi. Il controllo – è scritto nelle carte dell’inchiesta – non corrispondeva a quanto i carabinieri stavano accertando e quindi pedinando con un satellitare la dirigente si è cercato di capire se fosse attendibile la “soffiata” arrivata agli inquirenti. La Caruso avrebbe dovuto incontrare un imprenditore boschivo, prendere i soldi e sbloccare tutte le formalità relative al taglio degli alberi. La fonte era affidabile. Al bivio della Fossiata avviene lo scambio. Antonietta Caruso e Antonio Spadafora dopo aver chiacchierato e visionato alcuni documenti – annotano gli agenti di polizia giudiziaria – si scambiano una busta di colore bianco. Poi ognuno torna sulla sua strada, la dirigente a Camigliatello e l’imprenditore boschivo a San Giovanni in Fiore.
LOTTI E SOLDI Antonio Spadafora l’appalto su quei terreni lo aveva da anni. Sbloccare il taglio era la sua ossessione ed è per questo che quando la Caruso stacca il telefono e non riescono a mettersi in contatto, manda un sms: «dott. Mi ai chiesto ventimila euro e te li ho dati ma i lotti boschivi ancora non me li ai sbroccato. Sono arrabbiato perché non mi ai fatto sapere nulla». In un secondo sms è scritto: «e non mi rispondi più al telefono sono due cento volte che ti chiamo ed e sempre tim, fatti sentire e urgente e dammi appuntamento». La corrispondenza di sms a senso unico continua per un po’ di tempo e questo secondo gli inquirenti è sintomatico di come i ventimila euro che si erano scambiati i due e poi trovati nella macchina della dirigenti di Calabria Verde fossero proprio quelli utili a sbloccare il taglio boschivo. «Io sono stato corretto con te, ma non sono neanche fesso», scrive Spadafora in un ultimo sms. Il contatto tra i due, a “pagamento” effettuato, continua ad essere impossibile.
L’INTERROGATORIO Nel frattempo la Dda di Nicola Gratteri esegue le misure cautelari per tutti i coinvolti nell’operazione “Stige”. Tra questi c’è anche Antonio Spadafora e sia l’agronomo Salvatore Procopio che la dottoressa Antonietta Caruso – è riportato nell’ordinanza di custodia cautelare – iniziano a pensare che le loro posizioni possano essere compromettenti. All’ufficio di Calabria Verde, riferisce Spadafora nel corso dell’interrogatorio, ci era arrivato attraverso Salvatore Procopio. Senza esitare – riporta il verbale – la Caruso aveva detto all’imprenditore che il prezzo per “sbloccare” il taglio degli alberi era di 20mila euro. «Accettai visto che avevo speso già molti soldi e ritornare a tagliare avrebbe sicuramente portato dei benefici economici alla mia famiglia». Per Spadafora l’incontro con la Caruso rappresentava, secondo quanto dichiarato, un’amicizia da tenere ben stretta. «Ho fatto delle ricerche, la Caruso era una persona che comandava era una direttrice». Dal contratto stipulato nel 2009 ai fatti contestati (ottobre 2017, ndr) l’imprenditore aveva speso circa 77mila euro – è riportato tra le carte delle indagini – quindi era giustificabile l’attivarsi per rientrare dall’investimento fatto. «Sembrava che si muoveva una montagna! E ci ho pure creduto». Antonio Spadafora, titolo di studio terza media, si affida al duo Procopio-Caruso ed entra di fatto anche lui in un nuovo capitolo legato a Calabria Verde».
Michele Presta m.presta@corrierecal.it
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