La dispersione scolastica è un importante problema sociale diffuso. È una questione da affrontare seriamente, evitando la diffusione di dati errati ed i facili allarmismi. È invece utile, a nostro parere, far conoscere e approfondire le analisi degli esperti sulla dispersione scolastica, le vere cause che la determinano e i dati reali. Qualche settimana fa, attraverso un comunicato stampa, sono stati diffusi dei dati del tutto falsi e particolarmente gravi sulla dispersione scolastica degli alunni rom di cittadinanza italiana della città di Reggio Calabria.
È stato riportato infatti che: «Solo il 20% dei bambini è iscritto a scuola, dicono i dati pubblicati nel volume “Una migrazione silenziosa”. Sono ancora meno quelli che la scuola la frequentano, scendiamo al 10%».
La fonte di questi dati è il libro scritto dalla sociologa Maria Rosaria Chirico, dal titolo Una migrazione silenziosa. Rom bulgari in Italia e pubblicato nel 2015 dalla Fondazione Migrantes Edizioni Tau. È una ricerca che, attraverso dei dati nazionali, fornisce il quadro della migrazione dei rom bulgari in Italia. Chiaramente la questione scolastica dei rom bulgari è una realtà del tutto diversa rispetto a quella dei rom italiani di Reggio Calabria.
Il brano del libro, alle pagine 57 e 58, dal quale sono stati estrapolati i dati, chiarisce perfettamente a quale realtà si riferiscano: «I dati di questa ricerca, pur non avendo alcuna pretesa di rappresentatività, evidenziano che meno del 20% dei minori bulgari presenti in Italia con i loro genitori, di cui soltanto il 2% nella città di Roma, risulta iscritto a scuola, e che di questi poco più della metà la frequenta regolarmente».
È chiaro che alimentare l’allarme sociale verso i minori rom reggini con dati errati, non serve a risolvere le problematiche all’interno del contesto scolastico e oltre. L’associazione Un Mondo Di Mondi, da anni attiva per l’effettiva inclusione della minoranza rom, è in possesso di dati reali dell’intera comunità italiana della città, e per questo è in grado di sostenere che la quasi totalità dei minori rom in età scolare ogni anno viene iscritta regolarmente a scuola dagli stessi genitori. Solo per pochi e particolari casi si registrano dei ritardi nelle iscrizioni o delle posticipazioni.
Con questo non si intende dire che non esista il problema della dispersione scolastica o dell’irregolarità della frequenza tra i rom italiani, ma piuttosto si intende evidenziare che il fenomeno non presenta la gravità rilevata dai dati erronei sopra riportati.
Come viene dichiarato dagli esperti, il fenomeno complesso della dispersione scolastica che riguarda diversi aspetti (evasione assoluta, frequenze saltuarie gravi e meno gravi, basso rendimento in presenza, ecc.) è determinato da due ordini di cause: quelle interne (endogene) e quelle esterne (esogene) alla scuola. La condizione di ghettizzazione abitativa in cui si trova, ancora oggi, circa il 60% delle famiglie rom della città costituisce una delle principali cause esterne alla scuola. Tuttavia la causa più importante rimane quella interna alla scuola, che riguarda le scelte errate della didattica e dell’accoglienza. Non a caso i progetti di innovazione didattica, che sono particolarmente efficaci per il contrasto della dispersione scolastica e per favorire l’apprendimento di tutti gli alunni, vengono accolti con riserva, applicati male e spesso rifiutati. Difatti soltanto uno dei due istituti comprensivi che in città ospitano un importante numero di alunni rom reggini ha accettato la partecipazione al Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, Sinti e Camminanti che propone l’applicazione dell’apprendimento cooperativo, quale offerta didattica efficace per la lotta alla dispersione scolastica. Le scuole spesso hanno difficoltà a riconoscere la loro responsabilità diretta nel fenomeno della dispersione scolastica e continuano ad applicare la didattica frontale e differenziale, che la alimentano. Una delle strategie didattiche differenziali che si applica in maniera crescente agli alunni è quella della “medicalizzazione” con l’uso improprio dell’insegnamento di sostegno. Difatti, nella città di Reggio Calabria la percentuale degli alunni rom con certificato H ai quali è stato assegnato un insegnante di sostegno ha superato il 20%, mentre con un utilizzo appropriato del sostegno questa percentuale non dovrebbe superare il 2,5%.
L’auspicio è che si possa aprire un dialogo per modificare la rotta e aprire una riflessione sui metodi di insegnamento, prendendo anche esempio da esperienze già esistenti, trovare soluzioni efficaci e inclusive sulle difficoltà presenti nelle classi scolastiche, affinché finalmente l’alunno possa essere al centro del proprio processo di apprendimento.
* A. Giacomo Marino, Cristina Delfino, Cinzia Sgreccia (direttivo Un Mondo di Mondi)
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