LAMEZIA TERME Risulta, dall’analisi delle visure camerali, che amministratore unico, unico socio e anche unico lavoratore assunto della ditta “Beda Ecologica srl” fosse Antonio Berlingeri, 33 anni. Oggetto sociale della Beda è unicamente il trasporto di rifiuti non pericolosi. Ma dalle indagini è emerso che all’interno dell’area dove operava la ditta lavoravano numerosi soggetti, partecipando ad una attività organizzata finalizzata alla ricezione, lavorazione e trasporto di rifiuti speciali e non, molti dei quali, spesso, scaricati anche all’esterno del campo. Dalle lavatrici alle biciclette (rifiuti speciali) a rifiuti pericolosi vengono lavorati all’interno del campo rom di Scordovillo dove si trova il sito di pertinenza della società. Il materiale di risulta, dimostrano i filmati delle telecamere, veniva spesso e volentieri gettato all’esterno del campo. Insomma la Beda dimostra di essere decisamente poco ecologica. A dirigere le operazioni sono Antonio Bevilacqua, 32 anni, e Massimo Berlingeri, 39 anni, mentre a fare da manovalanza è soprattutto Simone Berlingeri, 32 anni. Nei confronti di tali indagati e finiti in manette nell’operazione di questa mattina (qui la notizia), compreso Antonio Berlingeri, vi è l’accusa di associazione per delinquere perché, è scritto nell’ordinanza del gip Emma Sonni, si «associavano tra loro allo scopo di commettere delitti contro l’ambiente e delitti ad essi strumentali, quali falsi e violazioni di sigilli, ponendo in essere le attività organizzate finalizzate al traffico illecito di rifiuti contribuendo a causare, unitamente ad altri soggetti, l’inquinamento ambientale dell’area interessata dalla propria attività illecita, mascherata da esercizio dell’attività di impresa della Beda srl, società unipersonale autorizzata al solo trasporto di rifiuti non pericolosi». Niente fermava il fermento di coloro che compartecipavano all’attività della srl. Nemmeno l’operazione Killer Smoke messa in campo l’11 aprile 2017 nel corso della quale era stata sequestrata l’area su cui insisteva la Beda. Nonostante questo i lavori proseguirono tranquillamente, in spregio ai provvedimenti del Tribunale. Per i carabinieri era prevedibile e infatti le telecamere che piazzano mostrano, il 24 aprile successivo, gli indagati intenti a strappare i nastri posti a delimitare l’area sottoposta a sequestro. Pochi minuti dopo riprendono le attività: si svuotano furgoni all’interno dei quali ci sono anche rifiuti pericolosi come un motore e pezzo di automobili. Elettrodomestici e vari altri rifiuti riprendono a pieno ritmo a venire scaricati nel campo. L’acqua usata per lavorare i materiali viene scaricata al suolo. Il traffico illecito dei rifiuti riprende il suo ritmo. Tutto viene monitorato dai militari del Gruppo di Lamezia e del Noe, coordinati dalla Procura di Lamezia Terme.
IL TRAFFICO DEI RIFIUTI Dietro l’attività della Beda vi è un vero e proprio mercato illecito dei rifiuti: ferro, acciaio rubato o di provenienza incerta. Una vera e propria filiera abusiva di recupero dei metalli, priva di autorizzazioni, sottratta ai controlli, «in assenza di qualsiasi possibilità di tracciare il produttore dei rifiuti». Rifiuti che la Beda non potrebbe trattare perché le è inibito il commercio di ferro e acciaio, come pure l’attività di intermediazione per la compravendita di questi prodotti. Ma il mercato per i rom e i loro clienti è fiorente. Invece centinaia di chili di ferro e acciaio arrivano alla srl, portati da piccoli o grandi rifornitori – alcuni trasportando con carriole – che ricevono in cambio un compenso in base al peso dei metalli. Il materiale in alcuni casi è di provenienza furtiva come alcuni cavi di proprietà dell’Enel che gli investigatori hanno individuato lo scorso 5 giugno. Secondo le autorizzazioni concesse alla Beda l’attività è limitata alla raccolta di propri rifiuti (e, come tale, non estesa ai rifiuti casualmente reperiti che comunque non giustificherebbero gli oltre 200 viaggi soltanto verso Silipo srl Settingiano), la cui produzione dovrebbe essere autocertificata dalla Beda srl, autocertificazione che non è mai stata rinvenuta. Controlli zero da parte di chi ha concesso le autorizzazioni. Ma le questioni amministrative alla base di questi illeciti sono ancora al vaglio degli inquirenti.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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