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L’Escobar calabrese fuori dal carcere per un cavillo?

Rocco Morabito, uno dei narcotrafficanti più potenti del mondo potrebbe uscire per le lentezze della giustizia uruguaiana. Il procuratore della Dda di Reggio, Bombardieri: «Monitoriamo la situazione»

Pubblicato il: 24/06/2018 – 13:23
L’Escobar calabrese fuori dal carcere per un cavillo?

Il Pablo Escobar calabrese rischia di lasciare il carcere per un pasticcio giudiziario. Rocco Morabito, 52 anni (nel riquadro), per gli inquirenti uno dei narcotrafficanti più potenti al mondo è stato arrestato a Montevideo dopo un lungo periodo di latitanza.
Dopo la cattura, avvenuta a Montevideo, la Procura generale di Reggio Calabria aveva chiesto la consegna del boss, ma – secondo quanto racconta oggi il Messaggero – la sentenza di estradizione non è arrivata entro i termini di legge, così ora il detenuto potrebbe riprendersi la sua libertà.
Il legale ha presentato richiesta di scarcerazione all’autorità competente, sostenendo che il temine per decidere sull’estradizione del suo assistito è già scaduto. Ora la notizia è sulla scrivania del ministro dell’Interno. E la preoccupazione è tanta, vista la caratura di Morabito, sfuggito alla legge per 23 lunghi anni, si suppone anche grazie a coperture ai massimi livelli soprattutto in Sudamerica. Il quotidiano romano ha sentito il procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: «È un caso che continuiamo a monitorare – ha detto il magistrato –. Siamo costantemente in contatto con il ministero dell’Interno e con l’ambasciata italiana in Uruguay».
La fortuna del boss di Africo sembrò finita nello scorso settembre, quando la polizia sudamericana fece in una lussuosissima suite all’ultimo piano di un hotel nel cuore della capitale dell’Uruguay. Gli agenti lo trovarono con la propria compagna, una pistola, dieci cellulari e 54mila dollari in contanti. Il resto è una detenzione durata fino meno di un anno complicata da un cavillo: dopo essere stata accolta in primo grado, l’istanza di estradizione presentata dalle autorità italiane è stata impugnata davanti al giudice di secondo grado, che non si è ancora pronunciato.
Il padrino potrebbe tornare in libertà e tentare il ritorno alla sua seconda vita: quella in cui si era fatto un nome come imprenditore immobiliare. Su di lui pende una condanna a 30 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

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