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Ucciso con l’autobomba per un terreno – VIDEO

Il movente dell’attentato di Limbadi secondo la Dda di Catanzaro. Le resistenze della famiglia Vinci-Scarpulla avrebbero scatenato la violenza dei Mancuso. La madre della vittima: «Un po’ di gioia …

Pubblicato il: 25/06/2018 – 11:04
Ucciso con l’autobomba per un terreno – VIDEO

VIBO VALENTIA Un’azione messa in atto per fare cedere la famiglia Vinci-Scarpulla alle loro richieste estorsive: è questo, secondo la Dda di Catanzaro, il movente dell’attentato, messo in atto con una bomba collocata sotto la loro automobile ed azionata con un radiocomando a distanza, in cui il 9 aprile scorso a Limbadi fu ucciso Matteo Vinci, di 42 anni, e gravemente ferito il padre Francesco, di 70. 
Le motivazioni dell’attentato vengono indicate nel provvedimento col quale la Dda di Catanzaro ha disposto il fermo di sei persone, appartenenti alla famiglia Mancuso-Di Grillo, eseguito dai carabinieri di Vibo Valentia e del Ros, nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Matteo Vinci ed il ferimento del padre.
Oggetto delle richieste estorsive rivolte dai Mancuso-Di Grillo alla famiglia Vinci sarebbe stata la cessione di un terreno limitrofo ad alcuni fondi di loro proprietà. La resistenza da parte della famiglia Vinci nel non volere cedere il terreno, prolungatasi per anni ed accompagnata da varie minacce ed intimidazioni, sarebbe stata la causa scatenante della reazione da parte della famiglia Mancuso-Di Grillo, con la messa in atto dell’attentato compiuto la sera del 9 aprile.
«Le indagini, svelando gli interessi criminali dei fermati, hanno consentito – si legge in una nota dei carabinieri – agli inquirenti di appurare che i tutti i violenti fatti criminali perpetrati rientravano in un feroce piano estorsivo dei Mancuso ai danni dei Vinci, in atto dal 2014, finalizzato all’acquisizione della vasta proprietà terriera dei Vinci, confinante con quella dei Mancuso, determinati all’acquisizione ad ogni costo della proprietà tanto da ricorrere per il raggiungimento dello scopo a qualsiasi mezzo tra cui l’eliminazione fisica di tutti coloro che avessero intralciato il loro disegno criminale».
A vario titolo i fermati sono ritenuti responsabili anche del tentato omicidio del padre di Matteo, Francesco Vinci, che il 30 ottobre 2017 era stato minacciato con una pistola e aggredito con un forcone e un’ascia.
Domenico Di Grillo e Rosaria Mancuso erano già stati arrestati dopo il 9 aprile per il possesso di un fucile da caccia con 40 proiettili, di una pistola e di un fucile automatico con oltre 200 proiettili di vario calibro che, secondo i carabinieri, erano nella loro disponibilità.
https://www.youtube.com/watch?v=goA4vv4oVwc
ROSARIA SCARPULLA: UN PO’ DI GIOIA DOPO IL DOLORE «Spero che questa gioia che ho dentro non venga smorzata come l’altra volta. Stanotte non ho dormito affatto, sono felicissima». Sono le prime parole di Rosaria Scarpulla, madre di Matteo Vinci, l’uomo di 42 anni ucciso da un’autobomba lo scorso 9 aprile a Limbadi. 
La donna in questi mesi, nonostante la grave perdita e il ferimento del marito Francesco nell’esplosione dell’ordigno, ha continuato a condurre la propria battaglia chiedendo giustizia per il figlio. «Sono stati arrestati non i presunti colpevoli – ha aggiunto Rosaria Scarpulla – ma quelli reali. Io li ho visti, li ho indicati, ho fatto nomi e cognomi. Finalmente un po’ di serenità. Ringrazio gli investigatori per questo provvedimento che mi restituisce un po’ di gioia dopo tanto dolore».

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