CATANZARO Nell’aula di Corte d’assise di Catanzaro il 33enne accusato di essere l’omicida che, a bordo di una moto da enduro, ha freddato Gregorio Mezzatesta, siede accanto al suo avvocato Francesco Siclari. Ogni tanto, nel corso della deposizione del capitano dei carabinieri Fabio Vincelli, già comandante del Nucleo investigativo di Catanzaro, Marco Gallo si avvicina al suo legale, gli sussurra qualcosa, indica le stampe dei fotogrammi delle videocamere di sorveglianza che ritraggono la moto incriminata il giorno dell’omicidio. Emerge qualche nuovo particolare dalle parole del capitano. Due giorni prima dell’omicidio di Gregorio Mezzatesta, dipendente delle Ferrovie della Calabria ucciso il 24 giugno 2017, le celle del telefonino del presunto killer, Marco Gallo, sono state rintracciate vicino al bar del Reventino di Decollatura dove lavora Luciano Scalise (il 21 giugno) e vicino alla stessa abitazione di Scalise (il 22 giugno). Luciano Scalise, figlio di Pino, lo scorso 10 gennaio è stato tratto in arresto insieme al padre – su provvedimento di fermo della Dda di Catanzaro – con l’accusa di appartenere a una cosca di ‘ndrangheta operante tra i comuni montani del Reventino: Soveria Mannelli, Decollatura, Platania, Serrastretta. Una cosca che aveva avviato una sanguinosa faida contro la famiglia Mezzatesta, a capo della quale vi sarebbe Domenico Mezzatesta, fratello del defunto Gregorio, i cui familiari – rappresentati dall’avvocato Enzo Galeota – sono parte civile nel processo.
Nell’ordinanza emessa in seguito dal gip distrettuale, Pino e Luciano Scalise vengono accusati dalla Dda di essere i mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, avvenuto il 9 agosto 2016. Nell’ordinanza di custodia cautelare appare anche il nome di Gallo, accusato di associazione mafiosa perché considerato legato alla cosca Scalise di Decollatura. Il legame del presunto killer viene fuori, durante il processo, anche in relazione all’omicidio di Gregorio Mezzatesta, vittima innocente – è l’ipotesi più accreditata – dell’odio contro Domenico Mezzatesta (che insieme al figlio Giovanni classe ’74, sta scontando una pena a 20 anni di reclusione per duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, considerati intranei alla cosca Scalise).
C’è il particolare della presenza di Gallo a Decollatura nei giorni precedenti all’omicidio. Viene ribadita la vicinanza tra i Gallo e Luciano Scalise da quanto risulta dalle perquisizioni effettuate a casa dell’imputato nella quale sono stati trovati buoni fruttiferi la cui analisi ha riportato a Luciano Scalise, un testamento a favore di Scalise, la lista nozze nella quale compare il nome di Luciano Scalise. Un legame che sembrerebbe stretto a filo doppio. Secondo l’accusa un legame stretto anche da patti di sangue.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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