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Le voci del dissenso a Salvini – FOTO

Tanti i catanzaresi che hanno voluto contestare il leader della Lega. Il presidente dell’Antindrangheta Bova: «Dobbiamo difendere le libertà costituzionali». Bosco: «Il ministro ha sempre denigrato…

Pubblicato il: 10/05/2019 – 19:30
Le voci del dissenso a Salvini – FOTO

di Maria Rita Galati
CATANZARO In questa primavera anomala, nella città del vento chiamata ad ospitare una tappa del tour elettorale alla volta delle Europee del 26 maggio, nella direzione del ministro dell’Interno e vice premier nella veste di leader della Lega, soffia forte anche il dissenso. Pacifico e quasi goliardico, prende la forma degli striscioni appesi spontaneamente ai balconi affacciati sulla processione laica dei leghisti del Sud. Sono tanti i catanzaresi che proprio non si rassegnano alla devozione dei concittadini convertiti sulla via di Salvini. Stimolati da “Potere al Popolo”, dal Collettivo studentesco e dalla Confederazione regionale di base Usb, da Anpi e altre formazioni di sinistra, si ritrovano in piazza Matteotti, sotto l’occhio vigile del Cavatore – monumento simbolo di Catanzaro – e delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Ma la tensione non si leva assieme alle note di “Bella Ciao”, il dissenso resta tale senza varcare la soglia della contestazione rischiosa nemmeno quando il ministro è bersaglio di attenzioni verbali assai colorite. Senza malizia, diciamo.
Tra gli “antagonisti” politici e istituzionali, i consiglieri comunali Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco, tanti cittadini e rappresentanti delle associazioni culturali, sociali e sportive espressione convinta di una Catanzaro anti fascista e anti razzista.
C’è anche il presidente della commissione regionale antindrangheta, Arturo Bova, preoccupato del clima di «resistenza» che «porta al sequestro di telefonini ai ragazzi o alla rimozione di striscioni di contestazione. Questi cellulari saranno restituiti come i 49 milioni che la Lega ha sottratto agli italiani? – si chiede Bova – Salvini ce lo dirà forse dal palco. Con tutto il rispetto istituzionale, la nostra è una manifestazione pacifica ma decisa. Forse anche qualche componente del governo dovrebbe riflettere sulle manifestazioni di Casapound e di quelli che hanno aggredito il sindaco Raggi. Mi sembra che siamo nelle condizioni di dover combattere per libertà fondamentali acquisite dopo 70 anni. Del resto parliamo di un ministro che difende una organizzazione che chiedeva le mie dimissioni perché difendevo il sindaco di Riace Mimmo Lucano».
«Catanzaro esprime pacificamente e direi quasi goliardicamente il proprio dissenso, tanto che molti sono stati gli striscioni affissi proprio spontaneamente – dice il consigliere comunale Gianmichele Bosco –. Un dissenso diretto a un politico, oggi ministro che ha sempre denigrato il Sud, la Calabria, e oggi per acquisire consensi va avanti con una politica propagandistica che non ci dice nulla di concreto e risoluzione. Pensiamo alla politica securitaria che nulla ha a che fare con politiche per la sicurezza. Basta vedere che il numero dei clandestini aumenta e con essi l’insicurezza». Una «manifestazione importante» quella di stamattina perché – dice Cesare Romagnino di Potere al Popolo – «Catanzaro si dimostra città anti razzista e solidale e diventa espressione del dissenso contro le politiche del governo in generale, non solo nei confronti di Salvini, contro il regionalismo differenziato, il decreto sicurezza, e tutto quello che il Governo nazionale sta realizzando a danno del Paese».
Proprio non va giù che «il capo della Lega arrivi ad elemosinare il voto di quei terroni, gli stessi che dovevano essere inghiottiti dall’Etna e dal Vesuvio. E oggi viene ad accreditarsi come uomo della sicurezza», aggiunge Tonino Iritano dell’Usb.
Difficile stare chiusi nel recinto di piazza Matteotti quando arriva l’eco della piazza salviniana. E dopo un giro di prova attorno al lastricato su cui si affaccia la sede del tribunale, i rappresentanti dell’altra Catanzaro si spostano alla spicciolata verso piazza Prefettura per assicurare al ministro dell’Interno una colonna sonora di fischi e rimostranze a cui il capoluogo di regione, solitamente diplomatico e contenuto nelle reazioni controcorrente, non era preparato. Una contestazione pacifica, per carità, ma decisa anche se – secondo Salvini – poco educata. (redazione@corrierecal.it)

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