CATANZARO È passato agli arresti domiciliari, su disposizione del Tribunale del Riesame di Catanzaro, presieduto da Giuseppe Valea, il 30enne Giuseppe Arabia, accusato dell’omicidio di Cesare Falvo, 50 anni, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Nel corso dell’udienza davanti al Riesame, il legale di Arabia, l’avvocato Anselmo Torchia, aveva sostenuto la tesi della legittima difesa putativa e del delitto preterintenzionale. Con questa tesi vengono alleggerite le aggravanti che vedono Arabia quale ideatore del delitto per motivi passionali, ossia alcuni messaggi su Facebook che la vittima avrebbe inviato alla compagna di Arabia. Il 3 maggio scorso Arabia si è recato a casa di Falvo e qui hanno cominciato a discutere su tali messaggi. Ne è scaturita una lite finita con un fendete mortale inferto dal 30enne a Falvo allo stomaco con un coltello da sub con lama di 20 centimetri. In quel momento i due uomini erano soli perché la compagna di Falvo si trovava in un’altra ala della casa. Sul posto sono intervenuti i carabinieri allertati dal 118: un uomo sta giungendo in ospedale preveniente da Miglierina; poco prima è stato attinto con una coltellata all’addome nei pressi della sua abitazione del Comune presilano, l’uomo morirà in seguito alla ferita in ospedale. Ma resta oggetto di contesa tra accusa e difesa chi abbia attaccato, chi abbia dato il via alla colluttazione per primo e perché. Arabia, noto alle forze dell’ordine, è stato rintracciato prima telefonicamente dai carabinieri e poi convinto a desistere e a farsi trovare. Il 30enne viene rintracciato sulla statale 280 riferisce subito che è stato lui a pugnalare Cesare Falvo ed essersi poi diretto verso la statale 280 dove ha nascosto il coltello che ha poi fatto ritrovare. (aletru)
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