BOLOGNA Una maxi truffa della ‘ndrangheta ai danni dello Stato è stata scoperta in seguito ad accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia di Bologna nell’ambito di un’attività nata come sviluppo investigativo dell’indagine “Aemilia”. Coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dal sostituto Beatrice Ronchi, la Dia ha dato esecuzione a provvedimenti di perquisizione a carico di diversi soggetti criminali e a sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 2 milioni e 300mila euro.
Le operazioni della Direzione investigativa antimafia di Bologna si sono svolte nella provincia di Reggio Emilia e nelle regioni Lombardia, Lazio, Campania e Calabria e hanno visto impegnato il personale di Bologna, Firenze, Milano, Roma, Napoli e Catanzaro. I sequestri, in particolare, sono avvenuti nelle province di Reggio Emilia e Crotone.
Secondo quanto ricostruito grazie a dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del processo “Aemilia”, l’organizzazione ‘ndranghetistica emiliana, in concorso con esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro, ha messo in atto un’ingente truffa (“Affare Oppido”) ai danni del Ministero dell’Economia e Finanze. L’affare è stato ideato da un faccendiere avvocato napoletano e prospettato alla ‘ndrangheta emiliana: il dicastero di via XX Settembre, con una sentenza falsificata che attestava un inesistente diritto risarcitorio, è stato indotto ad accreditare a luglio 2010 una somma di oltre due milioni di euro a una società riconducibile a una famiglia di imprenditori edili calabresi. Questi erano da anni trapiantati nella provincia di Reggio Emilia e sono considerati contigui al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano. Immobili e quote societarie sono stati occultati anche attraverso operazioni ad hoc in Costa d’Avorio e Inghilterra.
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