CROTONE «Sacrificio, sofferenze e dolori e spesso la rinuncia a curarsi questo lo scenario in Calabria, questa la condizione di molti, troppi malati nella nostra terra. Ieri sono stati pubblicati i dati del Rapporto del Centro per la ricerca economica applicata in sanità e la Calabria è la regione che più soffre il disagio sanitario». Questo quanto afferma in una nota la consigliera regionale, Flora Sculco. «Un disagio evidente – scrive – che compromette la qualità e l’aspettativa di vita che condiziona e che mette in discussione la capacità e la volontà di curarsi. Nel 2017 in Calabria il 10,7% delle famiglie ha subito una combinazione di impoverimento per consumi sanitari e rinunce totali per motivi economici. È inaccettabile. Rinunciare alle cure perché troppo onerose, perché nel nostro territorio non sono disponibili, perché le liste di attesa sono troppo lunghe, perché la burocrazia e la non buona amministrazione di ragionieri calati da Roma subordinano la salute a calcoli matematici che alla fine non quadrano mai e che hanno quale unico risultato l’impoverimento economico e sociale, non è accettabile». «Rivendicare il diritto alla salute, a cure appropriate e nel nostro territorio – sostiene ancora Sculco – è una battaglia che deve vedere un fronte unitario, compatto e coeso. Chi ne vuole fare un campo di battaglia ideologico, politico e strumentale non ha a cuore il bene comune, non ha evidentemente visto la sofferenza negli occhi degli ammalati e dei loro familiari. Non possiamo essere sordi e ciechi». «Sabato e domenica – conclude Flora Sculco – dovremo dare un primo forte segnale di adesione e partecipazione firmando ed aderendo alla raccolta firme promossa da Laboratorio Crotone per gli ammalati di tumore del sangue, perché sia loro riconosciuto il diritto di curarsi a Crotone. Una battaglia comune che vorrei fosse libera, sentita da tutti come una lotta per la difesa delle persone, di chi soffre e combatte contro un male che non consente fragilità e che anzi esige l’aiuto ed il supporto, perché insieme si può essere più forti della malattia».
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