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Notte di bufera e paesi isolati. «Cosa sarebbe accaduto in caso di codice rosso?»

La tempesta di due giorni fa ha isolato il comprensorio montano di Lamezia. Il comitato “Pro ospedale del Reventino” invita a denunciare: «Ci costituiremo parte civile con voi». Il caso “fortunato”…

Pubblicato il: 15/12/2019 – 19:54
Notte di bufera e paesi isolati. «Cosa sarebbe accaduto in caso di codice rosso?»

di Alessia Truzzolillo
SOVERIA MANNELLI È stato solo un caso che due giorni fa la bufera di acqua e vento che ha investito tutto il comprensorio Lametino non si sia conclusa con notizie luttuose. Un puro caso che, nelle ore in cui sulla strada di Tiriolo un albero ha isolato il traffico per Catanzaro e un salice caduto a pochi chilometri di distanza dalla contrada di Magolà, ha interrotto il traffico per Lamezia, non vi siano state emergenze sanitarie. «Cosa sarebbe successo se un’ambulanza avesse dovuto raggiungere un ospedale di riferimento?», si chiedono i rappresentati del comitato “Pro ospedale del Reventino”. È stata una fortuna che nessuno tra gli abitanti dei Comuni del comprensorio montano del Reventino abbia avuto problemi o incidenti gravi.

L’ospedale di Soveria Mannelli, ormai ridotto all’osso, a mero ambulatorio dal quale far partire ambulanze alla volta di Lamezia Terme o Catanzaro, non avrebbe mai potuto gestire un codice rosso. E il vento fortissimo avrebbe rischiato di non far decollare l’elisoccorso. Eppure i casi gravi, nelle zone montane come avviene ovunque, non mancano. Risale a dieci giorni prima della bufera, ci raccontano alcuni abitanti di Soveria, il caso di una ragazzina trasportata in codice rosso a Lamezia. A causa di una malattia congenita stava per entrare in uno stato di coma molto grave. Prima che la situazione degenerasse il caso richiedeva un intervento urgente: un’ora, forse meno. L’ambulanza, per fortuna, quel giorno ha raggiunto per tempo il “Giovanni Paolo II” di Lamezia. Ma se la crisi della giovanissima paziente si fosse manifestata nel giorno della bufera? Eppure non è questa la sola considerazione da fare. La giovane ha ricevuto le cure del caso, è stata visitata da una specialista, ha dovuto fare due flebo. Un caso grave, ma sul quale non era impossibile intervenire se vi fosse stato uno specialista a Soveria in grado di gestire una crisi che si è palesata nel primo pomeriggio (non parliamo delle gravi carenze negli orari notturni).
«DENUNCIATE, SAREMO CON VOI»
Ma tornando alla sera della tempesta, gli attivisti del comitato avvertono: «Cosa sarebbe successo se un’ambulanza avesse dovuto raggiungere un ospedale di riferimento? Se accade qualcosa del genere, sappiate che dovete denunciarlo, e che questo comitato si costituirà parte civile in ogni caso consimile». Il territorio montano è isolato, depauperato. «Ieri notte al ritorno da Catanzaro – scrivono dal comitato–, arrivati a Tiriolo, siamo dovuti indietreggiare, chiamare 112/115 poi recarci a Lamezia, per poi dopo Magolá tornare indietro ancora una volta e raggiungere l’autostrada per tornare a casa. In pratica da Catanzaro a Soveria abbiamo impiegato quasi due ore e mezza, camminando su strade che erano un tappeto di foglie e arbusti, rami sparsi, punti che a tratti sembravano fiumi, dirupi che costeggiavano la carreggiata con rivoli di acqua, smottamenti, il vento che a momenti piegava giovani alberi fino all’asfalto. Questa è la montagna……sempre che interessi a qualcuno». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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