COSENZA Cento componenti dell’assemblea provinciale del Pd di Cosenza non parteciperanno alla riunione – la prima – convocata per la serata di oggi dal neo commissario del partito, Marco Miccoli, che si è insediato dopo il commissariamento disposto dalla segreteria nazionale del Pd per la linea “pro-Oliverio” seguita nelle scorse settima dalla federazione bruzia. Analoga sorte è toccata, tra l’altro, alla federazione provinciale del Pd i Crotone. In un documento, i cento componenti dell’assemblea, tra cui l’ex segretario provinciale del Pd cosentino Luigi Guglielmelli, spiegano i motivi della loro scelta “aventiniana. «Con il commissariamento delle federazioni avete consumato una grave e colpevole ingiustizia, in perfetto stile salvinista, ovvero aggressivo e prevaricatore. Senza contraddittorio, senza possibilità di replica, senza alcuna forma di ascolto… Il punto non è neanche Oliverio sì o Oliverio no, in questa impostazione da “Grande fratello” a cui vorreste ridurre la politica. Il punto è altro e alto e chiama in causa la funzione storica, prima ancora che politica, che il Pd dovrebbe esercitare come forza che fa delle differenze un valore, della capacità di sintesi una virtù. Invece – scrivono – è stata scelta la via della demonizzazione dell’altro, aprendo una guerra fratricida le cui macerie resteranno tutte in capo ai calabresi». Nel documento, i cento “ribelli2 del Pd cosentino criticano la scelta del Pd di sostenere la candidatura di Pippo Callipo. “Oggi vi ritrovate un candidato per sua ammissione elettore delle destre, attorno al quale non si sono ritrovati né il M5S, né gli altri candidati civici e, per l’appunto, neanche tutto il Pd. E su tutto, su quale gambe dovrebbe camminare il rinnovamento: su quelle di coloro i quali fino a ieri hanno lavorato fianco a fianco di Oliverio, attori protagonisti della legislatura e che oggi con incredibile disinvoltura rinnegano loro stessi?». La conclusione dei “dissidenti”: «E’ stato depositato il ricorso con il quale chiediamo che venga dichiarato illegittimo il commissariamento e vengano reintegrati gli organismi democratici e legittimi. Non abbiamo, infine, mai inserito il nome del candidato nel simbolo del partito proprio per non privatizzare il nostro patrimonio politico collettivo, lo fate ora invece e lo troviamo inopportuno e sbagliato soprattutto perché Callipo non è iscritto al partito e non appartiene neppure al nostro campo politico».
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