Calabresi, coraggio.
Come si sa, le bugie hanno le gambe corte. A volte tanto corte che impiegano un anno a percorrere il cammino che porta alla verità. Finalmente si ammette anche a livello ministeriale che i Lea calabresi hanno superato la sufficienza, portandosi a 162 punti. (E mancano ancora alcune prestazioni per 6-9 punti).
Ricordate l’ex ministra Grillo che infangava la Sanità calabrese e quindi la Calabria, il 14 gennaio 2019 con la sua performance su Facebook?
«I Lea calabresi sono passati da 137 del 2014 a 136 del 2017 (dopo essere scesi a 147 nel 2015 e 144 nel 2016) e non perché si sia risparmiato, anzi, aumentando la perdita del bilancio sanitario regionale».
Avevo classificato queste fake news come vergognose, sapendo che il valore della griglia Lea era stato sabotato dall’assenza di invio dei dati da parte della Regione. I miei calcoli dicevano 153 nel 2016, 161 nel 2017 e quasi 170 nel 2018. Ho scritto queste cose più volte su tutti i quotidiani calabresi e infine nel mio libro “Calabria malata…sanità, l’altra ‘ndrangheta”, edizione Pellegrini Cosenza.
Del resto è sufficiente un semplice ragionamento, impossibile da controbattere.
Com’è possibile che dal 2015 i Lea si siano ridotti, se sono enormemente migliorati in qualità i servizi esistenti e si è dotata la sanità calabrese di nuovi servizi sia nel settore ospedaliero, che distrettuale e di prevenzione? Se sono state autorizzate oltre 4.000 assunzioni mirate delle quali quasi 3.000 effettuate? Se sono stati sostituiti un centinaio di primari ospedalieri facenti funzione, nominati dalla politica, con altrettanti vincitori di concorsi regolari ai quali hanno partecipato professionisti provenienti da tutta Italia? I fatti sono fatti. Nel settore ospedaliero sono nate una eccellente cardiochirurgia, una neuroradiologia interventistica e una chirurgia robotica a Reggio. Nuove stroke unit per la cura immediata dell’ictus a Crotone e al Pugliese dove si è anche realizzata una chirurgia toracica e la prima breast unit per la cura del tumore della mammella. Una rianimazione pediatrica a Cosenza. Ho scritto: «Se avete problemi di cuore, italiani, venite a curarvi in Calabria, dove, da Castrovillari a Reggio passando per Cosenza, Crotone, Vibo, Catanzaro e Germaneto, eccellenza assoluta in Italia, esistono cardiologie di prim’ordine». È stato attivato il sistema di trasporto di emergenza neonatale (STEN) e quello materno assistito (STAM). Nel settore ospedaliero anche il privato ha migliorato nettamente la qualità delle proprie prestazioni. Sul territorio e nella prevenzione si pensi al miglioramento, (peraltro ostacolato dall’assenza di un sistema informatico adeguato) degli screening oncologici, ai 54 posti letto di Hospice, 20 realizzati dal privato, all’introduzione del registro tumori in tutte le Asp, al miglioramento della dialisi anche a Reggio, all’accreditamento europeo della Calabria come regione (ultima) indenne da malattia vescicolare suina.
Il miglioramento generale trova infine conferma nella riduzione della mobilità passiva, grazie ai servizi attivati nel 2017, che hanno ridotto il disagio dei calabresi costretti a curarsi fuori regione e hanno prodotto un risparmio di 27 milioni sul bilancio 2019. E lo stesso avverrà per il 2020 grazie ai servizi attivati nel 2018.
Risultato: l’ex (per fortuna) ministra Grillo non solo non ha fornito alcun contributo alla sanità calabrese, anzi, ci ha regalato un marketing negativo e infine ha fatto approvare il famigerato “Decreto Calabria”. Con esso la nostra regione è diventata di serie B, non potendo più nominare i direttori generali/commissari, non potendo più fare acquisti, delegati ad altre regioni e, dulcis in fundo, ora è in attesa di chirurghi veneti per insegnare a quelli calabresi il mestiere. In tal modo depauperando la Calabria di competenze e posti di lavoro. Il “Decreto Calabria” ha sostanzialmente concentrato tutti i poteri nelle mani del commissario ad acta, consegnando, fittiziamente, una Ferrari a chi avendo, in sanità, una patente A (per motocicli) è costretto a subire i dictat di chi lo ha nominato o del tavolo romano.
In compenso il bilancio 2019 si avvarrà di una riduzione di mobilità passiva per 50 (i 27 citati, più 23 che le altre regioni ci avevano addebitato per prestazioni effettuate a non calabresi, e di uno sconto (pay-back, il suo nome) per acquisto farmaci, maturata negli anni precedenti, pari a circa 60 milioni circa. Con questo bonus di 110 milioni, che vengono dal passato, si spera, a far rientrare la perdita 2019 all’interno della copertura fiscale regionale.
Ma La Grillo non era la sola a lavorare contro la Calabria. Ve li ricordate i pentastellati Nesci prima e Sapia poi, che si compiacevano per ogni starnuto del commissario e ora lo attaccano perché non gradiscono i nuovi commissari, dopo aver perso la battaglia di nominare in qualità di commissario a Vibo il loro consulente Scaffidi? E che dire del loro collega deputato D’Ippolito che ha pensato bene di invitare Cotticelli, una figura istituzionale, a Lamezia a un convegno politico sulla sanità? E dei consiglieri di destra catanzaresi Baldo Esposito e Domenico Tallini, i quali, con l’aiuto di Antonio Scalzo passato ora, coerentemente, dal Pd alla coalizione di destra, hanno sottoscritto la bozza di legge per l’integrazione del Pugliese con il Mater Domini, per poi stravolgerla, per motivi elettorali in Consiglio Regionale in modo da non farla passare a livello nazionale, e lasciare le cose come stanno. Possiamo consegnare il governo della Calabria a questi nemici degli interessi calabresi? La risposta è semplice: NO.
Il 26 si andrà a votare anche per la regione Calabria.
Confido nella persona di Pippo Callipo. I suoi meriti come imprenditore sono noti e ne hanno parlato i media.
I suoi meriti politici sono altri. Ha offerto il suo operato da uomo libero, anche economicamente, ha evitato che molti dei soliti noti, non precisamente delle perle, rientrassero nella sua lista, ha costretto altri consiglieri regionali a passare dal Pd alla destra, coerentemente al loro modo opportunistico di fare politica. Ha in sostanza introdotto nella disputa politica un nuovo approccio eticamente più nobile. Paolo VI definiva la politica, «la più elevata forma d’amore».
Buon voto e buon anno a tutti
*già commissario ad acta per la sanità calabrese
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