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Le faide politiche di FdI e Pd a Corigliano Rossano. "Scompare" il M5S

Bizantinismi e diaspore hanno penalizzato centrosinistra, centrodestra e i loro i candidati locali. I 5stelle ai minimi storici pur vantando quattro parlamentari

Pubblicato il: 04/02/2020 – 17:45
Le faide politiche di FdI e Pd a Corigliano Rossano. "Scompare" il M5S

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO
La resa dei conti. In tutti i sensi. A sinistra come a destra, indistintamente, passando per i 5 stelle.
L’onda lunga delle elezioni regionali, a nove giorni dal voto, non sono scemate. Anzi. C’è chi le sta ancora cavalcando, ma anche chi si appresta a fare da frangiflutti.
Il “day after” in riva allo Jonio non è certamente dei migliori fra chi ha vinto, alla ricerca di un posto al sole, ma soprattutto fra chi ha perso. E fra nuove faide, diatribe e diaspore, nell’agone politico cittadino, a parte il neo uddiccino Giuseppe Graziano – l’unico eletto, si dimetterà da consigliere comunale per dedicarsi alle faccende regionali lasciando lo scranno a Raffaele Vulcano – non c’è chi sta meglio.
Partito democratico e Fratelli d’Italia, ad esempio, sembrano essere accumunate dallo stesso destino, dalle fattezze “parenti serpenti”. Beghe, lotte intestine e bizantinismi – arcaiche gelosie e invidie – hanno finito per dilaniare dall’interno e penalizzare i due rappresentanti locali, seppur con metodi diversi.
CENTROSINISTRA Pur portando acqua al mulino del Pd, Zagarese – comunque in crescita esponenziale di consensi da quattro anni a questa parte – ha pagato lo scotto di un partito che solo sulla carta professa rinnovamento e unità, ma nei fatti ha disperso consensi a favore di candidati extraurbani.
Il gran lavoro di “cucito” messo in essere in questi mesi dall’ex vicesindaco di Rossano, con la maggior parte dei tesserati del Pd e dei quattro circoli cittadini dalla sua parte, non è bastato ad approdare a Palazzo Campanella. Qualche migliaia di voti, forse quelli necessari ad una sua elezione, sono stati dilapidati in una sorta di gioco alla conta (ed al massacro, per poi poter mostrare i muscoli al momento delle verifiche), dalle varie correnti, incapaci anche di proporre un’alternativa. A Corigliano Rossano ci sono gli oliveriani di ferro, i guccioniani, i simpatizzanti di Bevacqua, fra cui alcune frange dell’Amministrazione Stasi (celebrata dal consigliere regionale di Longobucco a giugno scorso). E poi due minicorrenti che vengono assorbite dalle altre nella quotidianità ma che hanno sostenuto, Giudiceandrea che almeno una parte di Dna jonico lo vanta ed il sindaco di Trebisacce, Franco Mundo. Il giovane Zagarese, ed i tanti che ne hanno apprezzato il lavoro di questi anni, chiudono il cerchio di un girotondo dem che da anni non riesce a convincere gli elettori, perdendo puntualmente ogni competizione elettorale. Anche nel nord-est calabrese il Pd non riempie più le piazze da un pezzo, si riunisce in sedi sempre più piccole dove ognuno ostenta un “grado” da sbandierare ed ormai sembra aver perso di vista lo spirito unitario, valoriale e combattivo delle sinistre. Che, man mano sembrano trasferirsi dall’altro lato della staccionata, e una straripante piazza Salotto alla venuta di Matteo Salvini ne è una conferma.
CENTRODESTRA Al di là del “fascino” per il politico della tv, l’agorà centrale coriglianese, come piazza Bernardino Le Fosse a Rossano, a mezzogiorno, durante la visita di Giorgia Meloni, sembrano aver intercettato e interpretato i bisogni degli elettori.
E nonostante il centrodestra abbia vinto a mani basse, anche il candidato locale di Fdi ha pagato le stesse logiche che logorano il Pd e che hanno danneggiato Zagarese. Meriti o demeriti a parte, a Rapani (“fondatore” di Fdi in Calabria, potrebbe essere uno dei nomi nel ventaglio offerto dalla Meloni alla presidente della regione per un posto in giunta), una buona fetta di elettorato gli ha preferito i candidati cosentini Morrone e De Caro, sostenuti dalle nuove aree del partito. In tutto questo gli endorsement incassati da Rapani negli ultimi giorni di campagna elettorale, sembra siano rimasti solo sulla “carta”. Insomma, se Atene piange, Sparta non ride perché i potentati politici extrasibariti di centrodestra e centrosinistra ancora scorrazzano a piacimento.
MOVIMENTO CINQUE STELLE In tutto questo bailamme i numeri fuoriusciti dalle urne sembrano aver (quasi) spazzato via il Movimento Cinque Stelle, che ne esce peggio di tutti e probabilmente non solo per l’atavica idiosincrasia verso questo genere di elezioni (comunali e regionali). Avrà anche pesato la diaspora pentastellata, ovvero tutte quelle dichiarazioni al veleno l’uno contro l’altro dei big del movimento alla vigilia del voto, ma passare dal 50,01% ottenuto nel collegio di Corigliano Rossano alle Politiche del 2018 che ha proiettato quattro parlamentari a Roma, al 32,29% delle Europee del 2019, all‘8,43% è forse troppo. Soprattutto se si considera che il territorio vanta, appunto, tre deputati e un senatore. L’8%, dunque, sarà sintomo di una bocciatura su tutta la linea?
Insomma, se la classe politica della terza città della Calabria vorrà sdoganarsi, qualche interrogativo – prima o poi – dovrà porselo. (l.latella@corrierecal.it)

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