Quando il 13 marzo del 2013 il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran annunciò al mondo l’elezione del nuovo Papa e pronunciò il nome che egli aveva scelto, avremmo dovuto immaginare: il nuovo pontefice sarebbe stato diverso da tutti i suoi predecessori. Perché il gesuita Bergoglio era il primo capo della Chiesa, ad assumere, dopo ottocento anni (!) quel nome evocativo e scomodo. Nessuno, prima di lui, aveva osato chiamarsi come il santo più evangelico e più “eretico” del cattolicesimo: Francesco d’Assisi. Quello che si spogliò di ogni suo avere per essere ultimo fra gli ultimi. Quello che viveva di elemosine e lavorava gratis. Quello che non possedeva nulla se non la sua tunica. Quello per cui l’unica regola del suo ordine doveva essere il vangelo. Quello che viveva nell’imitazione di Cristo. Quello che si riconobbe come semplice parte del creato e provò un senso di fratellanza verso tutti gli altri esseri. Il nome di Francesco scelto da Bergoglio era, dunque, un preciso programma “politico”: riportare la Chiesa al Vangelo. Perché chiamo Francesco d’Assisi “eretico”? Perché egli, pur non essendo mai stato dichiarato tale, ha finito poi per essere trattato, di fatto, come un eretico. I suoi insegnamenti, i suoi principi furono oggetto di una delle più massicce opere di cancellazione operate dalla Chiesa. Egli stesso dovette abbandonare la guida dell’ordine (cosa, credo, mai avvenuta per un fondatore). Fu costretto ad accettare una regola di cui non vedeva la necessità. Il santo della mitezza e dell’obbedienza, che, tuttavia, in vita, dinanzi ai tentativi di trasformare il suo ordine, fu costretto a scrivere: “Da te Signore santissimo, e da tutta la Corte celeste, e da me tuo poverello siano maledetti coloro che coi mali esempi confondono e distruggono quanto un tempo hai edificato per opera dei santi frati di quest’Ordine, e non cessi di edificare” (dalla vita di Tommaso da Celano). E aveva intuito bene Francesco. Dopo la sua morte si scatenò l’opera della Chiesa di abiura di tutti i suoi insegnamenti, culminata con l’elezione a ministro generale dell’ordine di Bonaventura da Bagnoregio. Come racconta la storica Chiara Mercuri in “Francesco d’Assisi, la storia negata”, Bonaventura esiliò e processò i precedenti ministri dell’ordine, fece confiscare gli scritti di Francesco (per fortuna buona parte era stata nascosta dai suoi vecchi compagni e dalle clarisse), cercò di distruggere le biografie preesistenti e ne scrisse una egli stesso dalla quale la figura ed il pensiero di Francesco escono artatamente modificati ed edulcorati. Intanto, Papa Gregorio IX impose a Chiara, che mai avrebbe voluto costituire un ordine proprio ma che si riteneva francescana e desiderava restare nel mondo a servire i malati ed i poveri – di accettare la clausura. È facile comprendere, allora, perché nessun papa abbia mai scelto di chiamarsi Francesco: sarebbe stato come riaccendere i riflettori su un uomo il cui messaggio “rivoluzionario” è stato stravolto e depotenziato dalla Chiesa. E nessun osservatore – che io sappia – ha compreso la portata della scelta di Bergoglio. Portata che, viceversa, si comprende perfettamente oggi che la parte più integralista, retriva e corrotta della Chiesa attacca Bergoglio riprendendo, di fatto, la polemica, mai sopita, contro gli insegnamenti di Francesco d’Assisi. Dunque non meravigliamoci se un’accozzaglia variegata di affaristi, politici, cardinali altezzosi, cristiani incoerenti, ordini e confraternite varie sostengono che Papa Francesco sia un eretico che mina alle fondamenta la saldezza della loro idea di una Chiesa del tutto incoerente con i principi evangelici. E se addebitano alle sue aperture ecumeniche, alla sua tenerezza verso i divorziati e gli omosessuali, alla sua mitezza verso il creato, la causa del “peccato” che produce il castigo divino. E se accusano il Papa di idolatria per aver accolto gli indios dell’Amazzonia e le loro preghiere alla Pacha Mama (la Terra Madre). Perché già Francesco d’Assisi aveva scritto nel Cantico delle Creature: “laudato si’ mio Signore per sora nostra matre Terra la quale ne sustenta et governa!” Attribuendo l’iniziale maiuscola al Signore ed alla Terra, ma mai all’uomo.
*Avvocato
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