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Il governo “snobba” gli zero contagi: «Pochi tamponi»

Contrasti politici (e amministrativi) sulle riaperture. Fonti della maggioranza all’Agi: in Calabria solo 38mila test come in Trentino, che ha metà degli abitanti. Boccia: «Dati sospetti». Cosa si …

Pubblicato il: 03/05/2020 – 8:38
Il governo “snobba” gli zero contagi: «Pochi tamponi»

CATANZARO Gli attori sono tre – governo, Regione e Comuni – e le contrapposizioni, che sono amministrative ma anche politiche, rischiano di complicare la vita dei cittadini, chiamati a districarsi in un dedalo di ordinanze spesso contraddittorie.
Lo scontro tra esecutivo nazionale e giunta regionale parte dall’ordinanza Santelli che ha riaperto bar e ristoranti con i tavoli all’aperto ma prosegue sotto traccia, anche su aspetti che riguardano lo screening dell’epidemia. Ieri, per la prima volta, la Calabria ha “festeggiato” uno zero, quello nei contagi. Neanche il tempo di acquisire il dato che già le agenzie rilanciavano i dubbi alimentati da fonti governative sul numero di tamponi effettuati.
«POCHI TAMPONI IN CALABRIA» «In Calabria pochi contagi ma anche perché si fanno pochi tamponi». Lo spiegavano, all’Agi, fonti di governo proprio in merito alla decisione della presidente della regione Calabria di riaprire bar e ristoranti. Fonti di maggioranza facevano notare che su quasi 2 milioni di abitanti sarebbero stati fatti in Calabria solo 37.928 tamponi, a fronte degli 83mila effettuati in Trentino alto Adige, che ha la metà della popolazione. E anche del Friuli Venezia Giulia, dove i controlli sono stati, indicano i dati 73mila. Peraltro fonti sempre di maggioranza, segnalavano che alla Calabria sono stati fatti arrivare dalla Protezione civile, ben 83.600 tamponi. Le valutazioni della generica fonte governativa, domenica sono state fatte proprie dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. «Dalla Santelli – ha detto il ministro a margine della presentazione dei nuovi operatori socio-sanitari che saranno impiegati nelle carceri italiane – mi sarei aspettato un impegno forte e radicale, come quello messo nell’ordinanza, anche sui tamponi. Ne abbiamo spediti 84mila ma ne hanno fatti solo 37mila per 2 milioni di abitanti. Se ci sono zero contagi e pochi tamponi, la cosa è sospetta».
COSA SI POTRÀ FARE Il clima, insomma, in attesa dell’impugnativa al Tar dell’ordinanza sulle riaperture, non è certo disteso. A tenere banco è l’atto firmato prima del week lungo appena trascorso. Oltre all’asporto, in vigore da lunedì come previsto dal Dpcm da alcuni giorni, i locali di ristoro calabresi possono somministrare alimenti e bevande sempre mantenendo le giuste distanze. Non sono molti, a tre giorni dal via libera, i locali che hanno riaperto e in alcune realtà (Vibo Valentia, per esempio) dopo un primo ok si è attuato un dietrofront. Sul fronte della mobilità ci si potrà muovere da un comune all’altro in tutta la regione per lavoro, salute, per andare a trovare congiunti evitando però assembramenti ma anche svolgere attività sportiva e motoria individuale (passeggiate, bici, ginnastica) sempre sulla base del rispetto delle distanze di sicurezza. Prevista la possibilità per i sindaci di chiudere parchi, ville o luoghi pubblici per l’impossibilità di garantire i controlli. Possibili anche gli spostamenti verso le seconde case per stati di necessità: lavori di manutenzione urgenti, danni, furti. O per la manutenzione di barche di proprietà. Ok a spostamenti, previa autocertificazione, anche dal comune di residenza qualora si debbano acquistare beni o servizi non presenti: abbigliamento per bambini, elettrodomestici, telefonini etc.
ORDINANZE A CONFRONTO In relazione ai viaggi fuori regione, Santelli ha varato un’ordinanza che blinda i confini: sono consentititi ma solo per motivate ragioni di lavoro o di salute. Chi si trova fuori potrà rientrare nel proprio domicilio, residenza ed abitazione avvisando del proprio arrivo la Regione Calabria e le Asp di competenza per poi osservare una quarantena domiciliare di 14 giorni. Disco verde dall’ordinanza regionale, anche per la vendita di alimentari nei mercati all’aperto, per ambulanti anche fuori dal proprio comune, mantenendo le distanze interpersonali e con l’uso di mascherine e guanti. È consentita l’attività di commercio al dettaglio, anche in forma ambulante, di fiori, piante, semi e fertilizzanti. Tutte attività che potranno essere vietate dai Comuni. Nella giungla delle ordinanze dovranno farsi spazio i cittadini. Con i loro bisogni e le loro esigenze. Mentre le istituzioni litigano, la vita va avanti. (ppp)

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