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«La “manina” che manovra la Cittadella»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 04/05/2020 – 10:21
«La “manina” che manovra la Cittadella»

Quando una notizia diventa ossigeno per la democrazia. L’ultima è di qualche giorno fa, letta sul web e scritta da un signore originario di Messina ma residente a Ricadi, in provincia di Vibo Valentia. Ha raccontato un episodio che, a suo parere, potrebbe essere attribuito a Nino Spirlì, neo vicepresidente della Giunta regionale nonché componente l’esecutivo con delega alla Legalità, al Commercio e all’artigianato.
Di cosa si sarebbe reso responsabile Spirlì a detta del nostro? Che avrebbe dato alle stampe e fatto affiggere sul territorio regionale grandi manifesti pubblicitari sui quali era riprodotto un piatto di pomodori secchi e il logo della Regione Calabria. E fin qui nulla da eccepire, anzi se tutti gli altri assessori calabresi trovassero argomenti interessanti per farne oggetto di pubblicità per la Calabria, sarebbero meritevoli di plauso.
Dove casca, invece, l’asino? Ché sul manifesto con i pomodori secchi e la dicitura “Scegli calabrese, aiutiamo chi ci aiuta”, oltre al logo della Regione Calabria campeggiava anche quello della “Lega di Salvini”. Si pensa che il vicepresidente della Calabria, forse in un eccesso di piaggeria, abbia voluto emulare quanto di meno buono ha saputo fare in campagna elettorale il suo segretario nazionale quando ostentava simboli religiosi nei comizi.
Non sarebbe questa la prima volta che i “fratelli lombardi” della Lega, che un tempo amavano far sapere (senza mai dimostrarlo) che “ce l’avevano duro”, siano caduti nell’errore di mettere insieme il “sacro con il profano” adducendo a pretesto di voler “aiutare chi ci aiuta!”. Cosa possa voler dire questa frase, lo sa solo l’ispiratore del messaggio pubblicitario.
Scoperto l’inghippo, si è “scavato” a ritroso e sembrerebbe che anche in altre occasioni sarebbero stati affissi manifesti dello stesso tenore e sempre con il logo della Lega. Probabilmente si è trattato di una giustificazione sulla quale è bene non insistere per non alimentare critiche. Passare però dal rosario, ai pomodori secchi, ce ne vuole… Di questo passo potremmo anche attenderci in futuro un piatto con le zucchine, con le melanzane o con i cetrioli, secondo il principio del “purché se ne parli” su cui quelli della Lega di Salvini sono imbattibili. Sono convinti che non guasta mai! E chi lo sa se anche nel provvedimento della Regione che consente la riapertura dei bar e dei ristoranti solo con tavoli all’aperto, non ci sia l’ impronta di una mano leghista?
Certo assumerebbe ben altre dimensioni se venisse accertato che l’operazione sia stata suggerita dall’ “alto”, magari partorita da quel gruppo di cervelloni che curava l’immagine del “boss” (nel senso inglese del termine) quando la Lega presidiava il ministero dell’Interno. Altra cosa se fosse il frutto dell’ennesimo “incesto” della mente del vicepresidente Spirlì, il quale, conquistata la “seconda” più importante poltrona della Regione, avrà pensato che fosse nelle sue prerogative disporre, a suo piacimento, dei manifesti della Regione. Un pensiero d’amore verso il suo partito per far capire al suo capo politico di avere pienamente attuato i meccanismi per rendersi utile alla causa. Comunque siano andate le cose, è auspicabile che questa “trovata” rimanga isolata, circoscritta all’accaduto e non diventi motivo di altri episodi, giudicati sconvenienti dai più.
Chi è Nino Spirlì? Sul suo curriculum presente sul web dal titolo: “Chi sono” c’è scritto: «Tenente di cavalleria in congedo; scrittore, autore di format TV e soggetti cine-televisivi; autore di telepromozioni e televendite; attore di teatro e regista; fondatore e direttore di una televisione privata; opinionista; editorialista». Mancano i riferimenti politici, eccoli: «Vicepresidente della Giunta regionale, assessore con deleghe al Commercio e Artigianato, alla Legalità e alla Sicurezza». Solo per scherzare si potrebbe chiedere: nient’altro?
Resta però da chiarire su chi graveranno le spese dei manifesti. Trattandosi di un abbinamento si spera che non vengano fatti gravare per intero sulle casse regionali già abbastanza appesantite, ma che salomonicamente la somma venga divisa a metà. Anche se il logo della Lega pare fosse di dimensioni più grandi di quello della Regione.
Intanto, come se non fosse già sufficiente, nel pentolone delle critiche è stata messa l’ordinanza della Regione “bar aperti”, che reca la firma della presidente Santelli e che ha provocato una ridda di polemiche oltre ad essere stata impugnata davanti al Tar della Calabria.
Il Consiglio regionale si è diviso in due fazioni. A favore della delibera “bar aperti” tutto lo schieramento di maggioranza che insiste nel dire che il torto della presidente sarebbe stato di aver accolto una richiesta di un autorevole esponente dell’opposizione; dall’altra l’opposizione stessa che continua a puntare l’indice sulla presidente rea di essere stata “testa di ariete” per colpire il Governo di Roma.
Ma a tingere di giallo la vicenda è stata la chiamata in causa (da parte di chi?) del capogruppo dei Democratici Progressisti, Giuseppe Aieta, ex Pd, al quale si vorrebbe attribuire la paternità del “suggerimento” dell’ordinanza sui bar. Aieta smentisce con sdegno e rimanda al mittente con il sottotitolo: «notizia priva di fondamento e carica di furbizia».
*giornalista

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