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Ospedale di Melito Porto Salvo: 13 sindaci diffidano l'Asp

I primi cittadini e l’Associazione Comuni dell’Area Grecanica minacciano azioni legali chiedendo di dare attuazione all’atto aziendale e il rispetto dei Lea

Pubblicato il: 06/05/2020 – 19:46
Ospedale di Melito Porto Salvo: 13 sindaci diffidano l'Asp

MELITO PORTO SALVO Tredici sindaci dei Comuni dell’Area Grecanica della Città Metropolitana di Reggio Calabria e la stessa Associazione dei Comuni dell’Area Grecanica hanno inviato all’Asp di Reggio Calabria una formale diffida alla piena e immediata attuazione delle disposizioni dell’Atto aziendale relative all’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo e al rispetto dei livelli essenziali di assistenza. Il documento è stato redatto dall’avvocato Pasquale Simari, che ha ricevuto mandato da Pierpaolo Zavettieri, nella qualità di Presidente dell’Associazione dei Comuni dell’Area Grecanica della Città Metropolitana di Reggio Calabria e Sindaco del Comune di Roghudi, e dai sindaci Santo Monorchio (Bagaladi), Santo Casile (Bova), Saverio Zavettieri (Bova Marina), Francesco Cuzzola (Bruzzano Zeffirio), Daniela Arfuso (Cardeto), Tommaso Iaria (Condofuri), Domenico Pizzi (Ferruzzano), Ugo Suraci (Montebello Jonico), Giovanni Verduci (Motta San Giovanni), Domenico Penna (Roccaforte del Greco), Bernardo Russo (San Lorenzo) e Giovanna Pellicanò (Staiti). A coalizzare i 13 sindaci è l’emergenza covid-19 che impone di procedere con la massima urgenza alla “risoluzione di tutte le problematiche – di carattere esclusivamente burocratico – che impediscono l’utilizzazione del Presidio Ospedaliero “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo in conformità alle prescrizioni dell’Atto aziendale approvato con D.C.A. n. 57 del 29.03.2017”. E’ l’atto aziendale che accanto a due ospedali Spoke (quelli di Locri e Polistena) ha previsto anche due ospedali generali (quelli di Gioia Tauro e di Melito Porto Salvo).
COSA PREVEDE L’ATTO AZIENDALE Con riferimento al presidio di Melito, unico per un’intera area omogenea, l’Atto Aziendale ha istituito tre Strutture operative complesse (Chirurgia Generale, Ortopedia Traumatologia e Medicina Generale) e sette Strutture operative semplici (Pronto Soccorso OBI, Ginecologia, Oncologia, Anestesia, Recupero e Riabilitazione, Farmacia Ospedaliera e Direzione Medica P.O.) assegnando complessivamente 92 posti letto. Senonché, come più volte denunciato dai sindaci e dall’Associazione dei Comuni dell’Area Grecanica, le previsioni relative al “Tiberio Evoli” non hanno ancora trovato attuazione a causa di ritardi nell’espletamento delle procedure di reclutamento del personale “nonché di inopinate scelte organizzative, che hanno addirittura condotto alla disattivazione dell’U.O. di Ortopedia-Traumatologia (a cui sono stati attribuiti 20 dei 92 posti letto totali), con conseguente grave compromissione dei Livelli Essenziali di Assistenza”.
LE RICHIESTE DEI SINDACI I sindaci in particolare invitano l’Asp – minacciando in caso contrario di avviare iniziative giudiziarie – a dotare l’U.O. di Radiologia di nuove apparecchiature (in particolare di RX, Diagnostica Digitale e TAC) in sostituzione di quelle vetuste attualmente in uso; ad attivare con la massima urgenza la S.O.C. di Ortopedia e Traumatologia, espletando il concorso per la copertura del posto di Direttore già bandito (con Deliberazione D.G. ASP RC n. 341 del 30 marzo 2018), completando le procedure di assunzione dei dirigenti medici già indette o disponendo il rientro in sede del personale trasferito con la disposizione di servizio prot. 531 del 17 agosto 2017; potenziare la S.O.C. di Chirurgia con la dotazione delle unità di personale e delle attrezzature necessarie per consentire il funzionamento a pieno regime; potenziare la S.O.C. di Medicina Generale con la dotazione delle unità di personale ed il rinnovo delle attrezzature obsolete per consentire il funzionamento a pieno regime. Infine chiedono la revoca del trasferimento della sede del Consultorio Familiare disposto in funzione della attivazione della Struttura Covid presso l’ospedale di Melito, originariamente prevista ma poi non realizzata. Un servizio, a cui sono addetti 12 operatori, che viene attualmente espletato “in locali di fortuna che non risultano assolutamente idonei allo scopo e risultano peraltro sprovvisti di qualunque attrezzatura strumentale”.

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