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Cgil: «Regolarizzare i migranti per eliminare i ghetti». Ma il decreto ora è più lontano

Secondo Angelo Sposato propendere per la regolarizzazione dei braccianti agricoli sul territorio è prima di tutto un gesto di civiltà. Scontata la protesta delle opposizioni sul tema: la corrente c…

Pubblicato il: 07/05/2020 – 9:16
Cgil: «Regolarizzare i migranti per eliminare i ghetti». Ma il decreto ora è più lontano

CATANZARO «Regolarizzare i lavoratori migranti, braccianti agricoli stagionali, significa eliminare i ghetti, combattere lo sfruttamento, dare dignità alle persone ed al lavoro e togliere ai caporali ed alla ndrangheta il loro strumento per eliminare le tutele contrattuali e limitare i diritti salariali a tutti i lavoratori, compresi quelli italiani». A dichiararlo è il segretario Cgil Calabria, Angelo Sposato che sui suoi profili social interviene sulla questione delle regolarizzazioni dei braccianti agricoli che sta dividendo in queste ore la maggioranza.
«Se si regolarizza il lavoro e si utilizza il collocamento ed il trasporto pubblico, aumentano le possibilità di tutela perché non ci sarà il ricatto del lavoro, non si potrà pagare ad un euro per una cassetta di agrumi, si dovranno rispettare i contratti di lavoro con un salario regolare e ci potrà essere un ritorno alla terra dignitoso non solo dei lavoratori migranti ma anche di quelli italiani. Ma la filiera produttiva e commerciale agricola si deve accorciare». Secondo Sposato sono «troppi piccoli produttori, in tutta la Calabria, sono vessati da consorterie criminali, dalla ndrangheta, che determinano il prezzo del prodotto, determinano chi compra, determinano chi vende. Ecco perché serve dimensione etica e responsabilità sociale delle imprese agricole e della distribuzione, anche per evitare dumping tra quelle imprese che rispettano i contratti di lavoro».
IL DIBATTITO SULLE REGOLARIZZAZIONI Sposato fa riferimento all’esperienza di altri paesi europei che in questo periodo di emergenza si sono mossi già da tempo sulla via delle regolarizzazioni. Primo tra tutti il Portogallo che già all’inizio dell’emergenza, nella necessità di garantire la filiera agricola ha regolarizzato i braccianti agricoli migranti presenti sul territorio. In Italia il dibattito ha cominciato a svilupparsi proprio a seguito delle richieste delle associazioni di categoria come Confagricolatura e Coldiretti che hanno denunciato la progressiva mancanza di manodopera. Da lì la decisione del Governo d’intesa tra la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova, il ministro per il sud, Peppe Provenzano e la Ministra degli interni, Luciana Lamorgese di propendere per le regolarizzazioni.
Come riporta il Manifesto, a seguito di una riunione che doveva dirimere l’ultima incognita: allargare la regolarizzazione anche a colf e badanti – come chiedono Pd, Leu e Italia Viva – oppure limitarla ai soli braccianti? I numeri spaventavano la stessa Lamorgese che già due settimane fa in audizione alla camera era parsa molto cauta: i braccianti migranti da regolarizzare vengono stimati dalle parti sociali in 150mila, altrettanti sarebbero i braccianti italiani irregolari e sfruttati; inserendo colf e badanti la norma potrebbe riguardare un numero doppio: circa 600mila persone, in prevalenza donne che curano «in nero» gli anziani di altrettante famiglie italiane, fiscalmente irregolari.
Sotto il pressing di Provenzano, che ha chiesto di allargare il provvedimenti ai braccianti italiani («La regolarizzazione non solo risponde ad un’esigenza di giustizia, è anche un incentivo a fare ulteriori passi di modernizzazione al settore agricolo», ha detto ieri in chat con le Sardine), a colf e badanti e ad inserire tutto nel decreto Maggio, la ministra Lamorgese si è convinta.
La prevedibile rivolta delle opposizioni sul tema ha raffreddato gli animi coi 5 stelle che hanno invocato prudenza.
Ieri proprio la corrente più conservatrice dei pentastellati ha fatto muro sul tema, mettendo in difficoltà la ministra Nunzia Catalfo che invece è sostanzialmente a favore della proposta ed anzi la accompagnerebbe con il lancio della piattaforma pubblica per far incontrare domanda e offerta di lavoro agricolo. Nella giornata di ieri la ministra Bellanova, di Italia Viva, ha minacciato le dimissioni in caso di blocco del progetto che prevederebbe la regolarizzazione di 600mila migranti lavoratori dei campi sul territorio italiano. Il decreto affronta ora uno stallo che rischia di allungare i tempi.

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